Milano, 12 settembre 2013 - Da domani, venerdì 13 settembre, 1500 operai della Riva Acciaio (a cui lunedì la procura di Taranto ha preventivamente sequestrato circa 1 miliardo di euro) resteranno senza lavoro. Lo ha deciso la dirigenza della società (nel 2011 prima società siderurgica in Italia, quarto in Europa e ventitreesimo nel mondo) che messo gli operai in cassa integrazione annunciando la cessazione di tutte le attività dell`azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti).

LA NOTA DI RIVA ACCAIO - "Si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9 settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività".

Riva Acciaio "impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell`azienda, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiania degli stabilimenti e dei beni aziendali"

LA REPLICA DEI SINDACATI - “Registriamo con rammarico - dichiara Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm - la messa in libertà di circa 1.500 addetti del gruppo Riva operanti in 13 società riconducibili all’azienda di proprietà della famiglia. E’ la diretta conseguenza del sequestro preventivo per l’ammontare di 916 milioni di euro attuato ieri dalla guardia di finanza di beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie del gruppo siderurgico in questione. Ancora una volta le iniziative disposte dagli uffici del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Taranto determinano una ripercussione negativa sulla produzione siderurgica nazionale e sugli approvvigionamenti d’acciaio utili alle imprese manifatturiere italiane ed estere”.