Milano, 28 giugno 2013 - Un'altra udienza del processo Ruby bis, che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. Oggi è stato il turno della difesa dell'ex agente dei vip. Gli avvocati di Mora hanno esortato i giudici, in caso di condanna nel processo Ruby bis, a concedergli "nella massima ampiezza" le attenuanti generiche. Il processo è stato quindi aggiornato e riprendera' il 5 luglio prossimo. 

 

DIFESA DI MORA: "FORSE SESSO MA LUI NON C'ENTRA" - ''Le condotte di Mora non hanno niente a che vedere con gli atti sessuali eventualmente compiuti'' ad Arcore. E' questa la linea di difesa dell'ex talent scout, espressa nell'arringa dell'avvocato Gianluca Maris, che ha parlato con il collega Nicola Avanzi, chiedendo l'assoluzione ''perche' il fatto non costituisce reato''. In sostanza, in un ''contesto di venalita', arrivismo e ambizione'' delle serate, Mora faceva solo il talent scout: non c'era ''partecipazione psicologica'' in quello che avveniva ''dopo''.

La ''venalita', l'arrivismo e l'ambizione delle clienti e del contesto sono evidenti a tutti, ma quello che non era evidente per Mora - ha chiarito l'avvocato Maris - era quello che poteva accadere alle sue 'clienti', quello che potevano decidere di fare autonomamente''. Per il difensore, infatti, le ragazze erano si' ''clienti'' ma della 'scuderia' della sua agenzia di spettacolo: il ruolo dell'ex parrucchiere di Bagnolo Po nei confronti di quelle giovani, secondo la difesa, era di ''favorirle, perche' il loro successo era il suo successo''. Era ''un agente di spettacolo noto e spregiudicato'', ha aggiunto Maris, ma la sua condotta, dal punto di vista penale, era assolutamente ''lecita'': si e' limitato ad accompagnare alcune ragazze a Villa San Martino, ragazze di cui era agente. Per contestargli l'induzione e il favoreggiamento della prostituzione,
invece, manca ''l'elemento psicologico, il dolo, la consapevolezza'' di quello che eventualmente poteva succedere ad Arcore ''dopo'' le cene

La difesa ha anche chiesto ai giudici che, qualora non decidano di assolvere Mora, mandino gli atti alla Corte Costituzionale per una questione di illegittimita' costituzionale in relazione alla 'legge Merlin' sulla prostituzione, perche', secondo la difesa, le ''disposizioni penali'' devono essere chiare nel ''distinguere'' tra cio' che e' lecito e cio' che e' illecito.  Poi, gli avvocati di Mora hanno esortato i giudici a concedergli "nella massima ampiezza" le attenuanti generiche, elogiando il suo comportamento processuale. "E' un uomo afflitto da gravi patologie tra cui la depressione - ha detto l'avvocato Gianluca Maris - deve espiare ancora una pena importante per la bancarotta. Non si e' arroccato su posizioni di conflittualita' e non era mai presente quando poteva condizionare i testi". Il processo e' stata quindi aggiornato e riprendera' il 5 luglio prossimo.

 

LA DIFESA: "ERA BERLUSCONI A RACCOMANDARE A LUI LE RAGAZZE" - ''Quasi tutte queste ragazze conoscevano gia' Berlusconi e Fede, anzi era Berlusconi che le raccomandava a Mora dicendogli 'falle lavorare, dagli un'opportunita', una chance'''. Lo ha spiegato l'avvocato Gianluca Maris, difensore di Lele Mora, nell'arringa al processo cosiddetto 'Ruby 2'. La condotta di Mora rispetto alle serate a Villa San Martino, ha chiarito il legale, e' stata ''sporadica'' e ''marginale'' e non ''si possono creare dei pregiudizi, solo perche' lui era un agente di spettacolo spregiudicato e al centro di molti scandali''. E poi il difensore ha fatto riferimento a quella immagine ''di lui sdraiato su un divano'', famosa perche' presente nel film 'Videocracy'. Quel film, secondo Maris, ''e' drammaticamente vero, ma non e' questa la chiave di lettura in un processo, noi non dobbiamo valutare le sue responsabilita' morali, ma quelle penali se ci sono''.
Mora, secondo la difesa, ''parlava alle ragazze come nell'alta societa' un parrucchiere parlava con le sue clienti, le consigliava e cercava di favorirle''.

 

IL MEA CULPA DI LELE MORA - Lele Mora fa "mea culpa" e durante le sue dichiarazioni spontanee al processo Ruby bis ammette che la vicenda con al centro la giovane marocchina ha rappresentato un caso di “dismisura, abuso di potere e degrado”. “Io ne sono stato passivo concorrente - ha aggiunto il talent-scout - ma oggi non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito ai miei difensori di chiarire”.

Lele Mora ha poi ammesso la sua frequentazione di Arcore: "E’ vero ho partecipato alle feste di Silvio Berlusconi ad Arcore, è vero ho accompagnato alle cene alcune ragazze, ma non ho mai voluto condizionarle, non ho mai giudicato i loro comportamenti e non ho mai orientato le loro condotte con costrizione". E ancora: "So che l'ignoranza della legge non perdona, ma voglio dire che non ho mai voluto ne' percepito di poter condizionare la volonta' di queste ragazze, ne' credo di averlo fatto". L'agente delle dive ha poi voluto sottolineare che rispetta e non contesta l'attività di indagine.

Mora è anche tornato sulla sua esperienza in carcere per il fallimento delle sue societa' e lo ha fatto con citazioni dantesche.  "Il carcere ti impone una pausa, ti obbliga a momenti di rilettura della tua vita e io, anche in questo mio nuovo stato, vorrei continuare questa riflessione, sperando di ritrovare la diritta via. Voglio uscire da quella bufera infernale che troppo a lungo mi ha trascinato, togliendomi luce e ragione, vorrei poter uscire a rivedere le stelle". All'inizio delle dichiarazioni, il talent scout ha affermato che avrebbe detto "poche parole per non violare quel silenzio che mi sono imposto, a mio avviso, almeno per me, unica condotta dignitosa". 

 

RETROMARCIA DI LELE MORA -  In Aula, durante le dichiarazioni spontanee aveva parlato di "dismisura, abuso di potere e degrado". Fuori dal Palazzo di giustizia, pero', rispondendo alle domande di alcuni cronisti Lele Mora ha fatto retromarcia. "Ad Arcore non c'e' stato niente di male, l'amicizia non e' una cosa che uno ti dà, ma si sceglie. Se ho scelto di avere un amico come Berlusconi che ancora credo sia tale e che rispetto, sono orgoglioso di andare a cena da lui se mi invita. Non e' uno che fa prostituire la gente. Allora, io che lavoro ho fatto per 35 anni, il 'magnaccia'?". Tornando alle tre parole con le quali ha definito le serate ad Arcore in aula, Mora ha precisato: ho detto quello che ha riportato un giornale, nulla di piu'". Diverse erano state le parole dell'ex agente dello spettacolo pronunciate davanti ai giudici. "Ho letto ieri su un quotidiano nazionale di grande diffusione - aveva affermato - come vi siano tre parole per definire quanto e' successo e quanto e' oggi al vostro giudizio: dismisura, abuso di potere e degrado. E' vero, cosi' e' stato, ed io ho contribuito almeno all'eccesso e al degrado, come ebbi a dire nelle dichiarazioni che feci quando sono stato scarcerato". 

 

GLI INDAGATI - Mora è indagato insieme all'ex consigliere regionale Nicole Minetti e l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede di induzione e favoreggiamento di prostituzione anche minorile: "Tramite il dottor Fede ho ottenuto un prestito dall'onorevole Berlusconi, prestito che nella sua interezza probabilmente mi avrebbe dato al possibilità di salvare al mia società del fallimento e della bancarotta".