Milano, 21 giugno 2013 - Una slot machine ogni 160 abitanti a Milano. Praticamente circondati. È questa l’incredibile fotografia scattata ieri da Francesco De Donato, direttore lombardo dei Monopoli di Stato, durante l’audizione a Palazzo Marino. Fotografia a tinte fosche: perché il vizio finisce spesso per far rima con disperazione e malattia. «Ludopatia», per l’esattezza. La patologia del gioco: una moneta dietro l’altra, finché non ne restano più. Macchinette mangia-soldi e mangia-futuro. «Solo a Milano città — dettaglia De Donato — ne abbiamo contate ottomila distribuite in duemila esercizi: 1.500 bar, 90 sale giochi e il resto equamente suddiviso tra agenzie di scommesse, tabacchi e talvolta ristoranti». Una diffusione capillare, agevolata dalla semplicità delle norme: nella maggior parte dei casi l’esercente e la società proprietaria delle macchinette concordano, secondo rapporti privatistici, di dividersi l’incasso delle slot.


Detto altrimenti: l’esercente non fa altro che ospitare le macchinette nei suoi locali, senza acquistarle, e spartirsi poi il bottino con la concessionaria. «Ogni slot machine — fa sapere, ancora, De Donato — incassa in media 300 euro al giorno». Solo a Milano, quindi, quelle macchinette ingurgitano, in media, qualcosa come 2,4 milioni di euro al giorno. Business fiorente sotto la Madonnina, prova ne é che tre delle 13 società concessionarie delle macchinette della speranza hanno sede legale proprio a Milano.

Una stima, quelle delle ottomila slot, che, si badi, non include le varie lotterie online, ovvero quegli apparecchi da intrattenimento che, collegate alla rete, consentono di cimentarsi nei giochi più svariati, a partire dal poker. Ma è più in generale la Lombardia a suscitare appetito: lungo le province lombarde sono distribuiti 60mila apparecchi e la regione, da sola, attira il 16% del monte delle giocate registrato a livello nazionale. «La rete italiana è la più diffusa d’Europa», sentenzia, come non bastasse, De Donato. I Monopoli di Stato hanno impiegato tempo prima di prendere le contromisure necessarie ad evitare l’evasione fiscale da parte delle società.


«Tutte le macchinette — spiega il direttore lombardo dell’Agenzia — sono collegate al centralino dei Monopoli. Le macchinette che per un dato periodo di tempo non risultano collegate al sistema vengono radiate. Prima dell’inchiesta milanese che ha coinvolto il clan Valle-Lampada, questo periodo di tempo era stabilito in 30 giorni, ora lo abbiamo ridotto a sette». «Nel 2004 era del tutto abituale trovare, durante i controlli nei locali, apparecchi fantasma, non collegati al sistema. Oggi — conclude De Donato — la percentuale è minima: non superiore al 2%». Ma ora si muove anche la politica. A Palazzo Marino è infatti nata una coalizione bipartisan che, dalla Lega a Sel passando per Pdl e Pd, produrrà presto una mozione contro le nuove installazioni di slot e invierà analoga richiesta al Governo nazionale. Senza contare la legge promessa dalla Regione proprio contro le slot.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net