MIlano, 6 giugno 2013 - Dormire sul prato coperto dal solo cartone, spendendo quattro lunghi mesi a vivere una vita da reietto, non sua. Pioggia, sole o freddo che fosse, sette giorni su sette, tutto «per vivere in un mondo più pulito». Bruno Danovaro nella sua vita ha fatto un po’ di tutto: un record mondiale nel sollevamento pesi che gli è valso l’appellativo di «uomo più forte del mondo» negli Stati Uniti, il campione del mondo di arti marziali miste e, per finire, l’infiltrato con tanto di encomi militari in Italia e, pochi giorni fa, persino in Svizzera, a testimoniare il suo forte impegno nella lotta alla droga.

Come quando, nel 2006, passò mesi nelle vesti di un barbone al Parco Sempione di Milano pur di sgominare un cartello di trafficanti italiani di stupefacenti, anabolizzanti ma anche cocaina ed eroina: «Avevo la barba lunga e un paio di cartoni come coperta — ricorda —. Il travestimento mi serviva per passare inosservato e avvicinarmi agli spacciatori. Paura? Tutto dipende dall’obiettivo che ti poni. Anche nello sport ci si potrebbe chiedere che cosa si prova a prendere pugni e a non potersi nemmeno rigirare la notte per le botte ricevute: il punto non è ciò che fai ma ciò uche vuoi ottenere: io adoro la pulizia e l’onestà – spiega – e se per fare giustizia devi stare al freddo, in un parco, lo fai e basta. Perché è giusto».

Una vita sempre agli estremi: «Da ragazzino — racconta il campione — avevo due strade, lo sport e la carriera militare. Mio h paterno, cui ero molto legato, era un militare all’epoca del fascismo e ha condizionato molto la mia vita». Poi le prime forme di collaborazione con i Nas: «Frequentavo moltissimo il mondo delle palestre in un momento in cui impazzava il body building e vedevo girare ogni tipo di sostanza. Non lo potevo sopportare, così cominciai a fare nomi e cognomi arrivando a denunciare anche esponenti della mafia e della ’ndrangheta».