Milano, 4 maggio 2013 - E’ stato presentato questo pomeriggio a Palazzo Isimbardi il XV rapporto sull’immigrazione straniera in provincia di Milano, curato dall' assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Milano, Fondazione Ismu e Orim, Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità.

La presentazione è stata introdotta dall’assessore provinciale alle Politiche sociali Massimo Pagani, che ha affermato: “Ringrazio i ricercatori di Ismu per il prezioso lavoro, il quadro che viene fornito permette a noi amministratori locali di programmare con maggiore consapevolezza la nostra azione amministrativa, già resa difficile dalla contrazione delle risorse a disposizione”.

Il XV rapporto, conferma il milanese come area maggiormente attrattiva a livello regionale: in essa vive il 35,8% del 1,2 milioni di stranieri provenienti da Paesi a forte pressione migratoria presenti in Lombardia. A debita distanza troviamo Brescia (16,1%) e Bergamo (11,3%). In valore assoluto, sono 443.300 gli stranieri, regolari e non, stimati sul nostro territorio.

Il dato acquisisce particolare importanza se rapportato all’anno precedente, quando gli stranieri erano 460.000: il calo, dettato anche da aggiornamenti anagrafici apportati con l’ultimo censimento, va ad interrompere un trend oramai consolidato, che ha visto la presenza straniera crescere costantemente dal 1998 in poi (la sola eccezione, del 2006, si giustifica con la nascita della Provincia di Monza e della Brianza).
All’interno del territorio provinciale il capoluogo si conferma più attrattivo dell’hinterland, sebbene in leggero calo (-1%) rispetto all’anno precedente infatti a Milano città vivono 248.400 stranieri, il 56% del totale provinciale.

La diminuzione complessiva della presenza straniera porta con sé anche il calo degli irregolari, che passano da 49.800 (2011) a 37.500: quasi due terzi di essi, il 63,2%, vive nel capoluogo.
Il fenomeno dell’irregolarità è particolarmente diffuso tra asiatici (31%), africani (29,4%) e latini (23,1%), in misura minore, 16,5%, riguarda invece gli est europei, anche per quel che riguarda le procedure di regolarizzazione per colf e badanti attivate negli ultimi anni.

Gli asiatici si confermano la comunità straniera più diffusa nel milanese (29,2%), seguiti da est europei (26,5%), africani (22,5%, in larga parte dal Nord Africa) e sudamericani (21,7%). Tuttavia, mentre queste ultime due macroaree di provenienza registrano percentuali simili per capoluogo ed hinterland, la presenza di asiatici ed est europei è molto più marcata rispettivamente a Milano città e nei comuni extracapoluogo, con percentuali in entrambi i casi prossime al 40%.

Considerando invece le singole etnie, nell’hinterland primeggiano rumeni (32.000) e albanesi (20.000), a Milano filippini (42.000) ed egiziani (32.000). Questi ultimi sono la nazionalità maggiormente presente sull’intero territorio provinciale, con 50.740 unità, nonostante il calo di quasi 5.000 unità rispetto all’anno precedente.

Resta pressoché immutato il livello di integrazione (calcolato con valori compresi tra 0 e 1, dove 1 significa massima integrazione e 0 integrazione inesistente) sia a Milano città, 0,51, sia nei comuni extracapoluogo, 0,569. Dati a cavallo della media regionale, pari a 0,54.

A Milano città, il 67,3% degli stranieri vive da solo o con la propria famiglia. Un dato in leggera decrescita rispetto al biennio precedente, ma quasi doppio rispetto al 36,8% del 1997. Quasi uno su cinque (18,1%) vive in case di proprietà: un dato tendenzialmente stabile nell’ultimo lustro, pressoché decuplicato rispetto al 1997 quando i proprietari di casa erano solo il 2,2% dei residenti. Nell’hinterland, invece, a vivere in sistemazione privata da solo o con la famiglia è il 79,3% degli stranieri, contro il 21,8% di sedici anni fa, più di uno su quattro (26,4%) vive in abitazioni di proprietà.

A Milano le possibilità occupazionali risentono fortemente della crisi economica: i disoccupati crescono infatti dall’10,8% del 2011 al 19,4% del 2012, avvicinandosi pericolosamente al picco del 22% registrato nel 1997. Nell’hinterland, invece, la disoccupazione tra gli stranieri decresce di 2 punti percentuali, assestandosi ad un 11,4% non lontano dal 10,5% del 1997.

La religione maggiormente professata dagli stranieri nel capoluogo lombardo è il cattolicesimo (33,3%), nonostante il sensibile calo negli ultimi anni. La percentuale di musulmani invece passa dal 40% al 31% tra il 1997 e il 2012, ma risulta ancora maggioritaria nei comuni di provincia. Le altre appartenenze religiose cristiane raggiungono il 21% in entrambi i territori.

La quota dei senza titolo continua a decrescere in entrambi i territori, toccando quota 2% per il capoluogo e 3% per i comuni extra-capoluogo. Aumentano invece, soprattutto a Milano città, diplomati (71,7%) e laureati (22,2%).

Per quanto riguarda il genere invece a Milano città gli uomini sono il 51,5%, nell’hinterland prevalgono invece le donne (50,4%), dati questi che rispecchiamo la tendenza regionale e che confermano il trend che sta conducendo all’equilibrio di genere tra gli immigrati (nel 1997, a Milano città gli uomini erano il 62%, nell’hinterland addirittura il 72%).

La popolazione straniera presente sul nostro territorio sta gradualmente invecchiando. Se nel 1997 l’età media degli over 14 era di 28 anni per il capoluogo e di 29 per i restanti comuni, oggi raggiunge rispettivamente i 37 e 36 anni. Quasi la metà (48,1%) degli stranieri che vivono a Milano si è stabilito nel milanese da più di 10 anni, mentre la maggioranza assoluta (56,8%) dei residenti negli altri comuni è arrivato nella nostra provincia da un periodo compreso tra i 5 e i 10 anni.

“La Lombardia e Milano si confermano territori aperti e solidali. Sappiamo tutti però come anche qui sia grave la crisi economica ed occupazionale. E’ chiaro che senza lavoro il percorso di regolarizzazione e integrazione è in salita” ha commentato l’assessore Pagani in conclusione.