Milano, 31 maggio 2103 -  La Procura di Milano ha chiesto sette anni di carcere per Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, imputati nel processo Ruby bis. I tre sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.  Il procuratore aggiunto di Milano, Pietro Forno, ha chiesto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole o in servizi pubblici o privati che hanno a che fare con i minori.

Il procuratore aggiunto Pietro Forno ha ricordato le parole dell’ex moglie di Silvio Berlusconi, Veronica Lario, che aveva parlato pubblicamente di “vergini date in pasto al drago”. “La signora Lario - ha detto Forno - molto prima che emergessero questi fatti, dichiarò che tra i motivi per cui si separava da Berlusconi c’era il fatto che per la sua dignità non poteva più tollerare un sistema in cui le vergini venivano date in pasto al drago”. “Questo sistema è stato provato”, ha proseguito Forno prima di chiedere le condanne. La presidente del collegio, Anna Maria Gatto, gli ha ricordato che le dichiarazioni della Lario sono state “tenute fuori” da questo processo e che “il tribunale, per definizione, non legge i giornali”.

Secondo l'avvocato Ghedin, legale di Sivio Berlusconi,  "la requisitoria di quest’oggi pronunciata nel processo Fede, Minetti, Mora non può che lasciare stupiti per la mancanza di correlazione fra la realtà processuale e le tesi accusatorie. A casa del Presidente Berlusconi mai si sono verificati accadimenti quali quelli narrati. Tutti i testimoni non solo hanno escluso qualsiasi attività prostituiva ma anche che si siano verificate situazioni volgari o illecite. Ancora una volta a Milano - sottolinea Ghedini - assistiamo ad una aggressione totalmente sganciata dalle risultanze processuali alla vita privata e all’onorabilita’ del Presidente Berlusconi che non piò non destare sconcerto”.

 

L'avvocato Pasquale Pantano, legale dell'ex consigliera regionale Nicole Minetti ha commentato duramente la richiesta di condanna formulata dal pm: "Di fronte ad un’innocente, questa certamente è una richiesta eccessiva’’. Secondo l’altro legale di Minetti, l’avvocato Paolo Righi, si tratta "di una richiesta sorprendente , anche perche’ il dibattimento, a tutto voler concedere, ha dimostrato che il ruolo di Minetti è stato estremamente marginale’’. Amareggiato anche Lele Mora, presente in aula: "Non mi riconosco nella persona che è stata descritta dai pm, non sono quella persona e non ho altro da dire. Oggi sono venuto per rispetto del tribunale e della corte, perché è giusto esserci’’. Sentenza attesa per il 12 luglio.

 

"NON SIAMO SPIONI" - Il pm Antonio Sangermano ha rivendicato la necessita' delle indagini sulla vicenda, nate da una "macroscopica notizia di reato". "Secondo la difesa - ha affermato il pm - queste indagini sono state un espediente per spiare una persona dal buco della serratura. Chi sostiene questi argomenti e' in malafede ed e' mosso da una tesi precostituita. Noi magistrati abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale. I pm di Milano hanno ricevuto una macroscopica notizia di reato".

Questa "notizia di reato" e' per il pm quella relativa a "una ragazzina che girava per la citta' con pacchi di denaro in tasca e viveva come una prostituta soggiornando in alberghi di lusso e andava in giro a raccontare che frequentava un uomo ricco e potente. Questa stessa ragazzina risultava essere fuggita da diverse comunita' per minori". Il rappresentante dell'accusa ha spiegato che nel nostro ordinamento sono in vigore i principi dell'obbligatorieta' dell'azione penale e dell'uguaglianza di tutti davanti alla legge, ai quali le indagini si sono ispirati. "Nella vicenda Ruby - sono le sue parole - la legge e' stata violata e la dignita' di una minorenne e' stata violentata".

 

"NON POTEVAMO TAPPARCI LE ORECCHIE" - ''C'e' qualcuno che, indossando come noi la toga, a fronte delle dichiarazioni di una minorenne, delle oggettive anomalie della notte del 27 maggio 2010, che sentendo Lele Mora dire nelle telefonate di inghindarsi con biancheria intima e la Minetti retribuire le ragazze, c'e' qualcuno, ripeto, che avrebbe riattaccato la cornetta e si sarebbe tappato le orecchie senza indagare?''. E' cosi' che il pm di Milano Antonio Sangermano ha sottolineato che ''la legge impone di indagare ed esercitare l'azione penale''.

 

"LEGGE MERLIN E' LA MADRE DI QUESDTO PROCESSO" -  ''La legge Merlin e' la madre di questo processo''. Lo ha detto il pm di Milano Antonio Sangermano in uno dei passaggi iniziali della sua requisitoria.  Il pm ha spiegato che tale legge a ''distanza di 55 anni resiste intatta e ha mediato tra la liberta' individuale di disporre del proprio corpo e il divieto assoluto di vendere la propria sessualita'. L'interposizione di un terzo che istighi e sfrutti l'altrui sessualita' non e' lecita''. 

 

"IMPUTATI SAPEVANO DELLA MINORE ETA'" - ''I nostri imputati sapevano che era minorenne''. Lo ha detto il pm Antonio Sangermano in un passaggio della sua requisitoria al processo sul caso Ruby a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole.

 

"QUA PROVE" - ''Ad altre sedi democratiche spettano i giudizi su Silvio Berlusconi, la vicenda di quest' uomo la giudicheranno le urne e la storia, qua si tratteranno i profili comportamentali in relazione alla valenza probatoria in questo processo''. Lo ha detto il pm di Milano Antonio Sangermano nella requisitoria del cosiddetto 'Ruby 2'. 

 

"UN APPARATO MILITARE PER PROTEGGERE RUBY" - Nel corso della sua requisitoria, Antonio Sangermano, ha ricostruito i ruoli che ciascuno degli imputati nel processo 'Ruby bis' ha svolto nel 'sistema Arcore'. Secondo il pm, "e' Emilio Fede che porta Ruby ad Arcore, da quel momento in poi Mora si prende cura della minore". Sangermano definisce "un apparato militare quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che e' Ruby". In questo contesto, sottolinea il ruolo dell'avvocato Luca Giuliante, "tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore".  

 

"FEDE E MORA COME ASSAGGIATORI"  - "Non diciamo compari, perche' e' un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici". Cosi' il pm Antonio Sangermano definisce, nella requisitoria al processo 'Ruby bis', il legame tra i due imputati Emilio Fede e Lele Mora. Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell'individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell'inserirle all'interno del circuito. Si comportavano "come assaggiatori di vini pregiati" che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi le facevano "un minimo esamino di presentabilita' socio-relazionale" e le immettevano nel circuito. 

 

"CENE AD ARCORE NATURA PROSTITUTIVA" - "Gli eventi organizzati avevano certamente natura prostitutiva". E' quanto ha affermato il pm Antonio Sangermano, nel corso della requisitoria. Gli eventi di cui parla il pm sono le cene a Villa San Martino ad Arcore, residenza di Silvio Berlusconi. Secondo il pm, inoltre, il "bunga bunga non e' un parto della torbida mente dei magistrati, ma e' il contesto della attivita' prostitutiva" di cui "le cene sono l'apice". Nella requisitoria il pm ha aggiunto che "il sistema prostitutivo" era "organizzato per il padrone di casa" e tale sistema "non nasce e non muore con Karima", ovvero con la ragazza conosciuta come Ruby, che ha frequentato la residenza di Arcore quando era ancora minorenne.

 

"MINETTI FECE SESSO A PAGAMENTO E RETRIBUIVA RAGAZZE" - Nicole Minetti non ebbe solo un ruolo di ''intermediazione'', ma partecipo' alle feste di Arcore ''compiendo anche atti sessuali retribuiti''. Lo ha detto il pm Antonio Sangermano in uno dei passaggi della sua requisitoria al processo.  "Le prove convergono univocamente ad attestare la penale responsabilita' degli imputati", afferma Sangermano nella sua requisitoria, spiegando cosa accadeva ad Arcore. "Non rifarò il processo a Berlusconi. - ha aggiunto - Qui Berlusconi e' la persona a favore della quale viene apparecchiato un sistema. Era un sistema, un apparato complesso volto a individuare, reclutare, compattare e remunerare un nucleo di giovani donne dedito al compimento di atti sessuali a pagamento con Berlusconi che elargiva direttamente o tramite Nicole Minetti esborsi in denaro".

 

"RUBY SAPEVA DI POTER CHIEDERE SOLDI" - Ruby ''sapeva che aveva fatto qualcosa per cui poteva chiedere denaro e aspettarsi una ricompensa'' da Silvio Berlusconi. Lo ha detto il pm Antonio Sangermano, che ha spiegato che pur non essendoci ''una traccia contabile del versamento'' milionario da Berlusconi a Ruby, la Procura ritiene che ci sia stata ''una trattativa'', anche perche' la ragazza aveva ''una valenza persuasiva''. Ossia, la giovane marocchina poteva chiedere soldi all'ex premier perche' lei era a conoscenza di quello che aveva fatto e di cio' che era successo ad Arcore. ''E' una impresa ardua - ha aggiunto il pm - ritenere sul piano logico probatorio che Ruby per la sua storia di disagio santificasse e sterilizzasse l'ambiente di Arcore''. Il riferimento del magistrato e' alla linea difensiva degli imputati, ma anche a quella di Silvio Berlusconi. 

 

"INTERROGATORIO ILLEGALE E' FATTO ORRIBILE"  - Il ''misterioso interrogatorio'' di Ruby il 6 ottobre 2010 alla presenza dell'allora avvocato di Mora, Luca Giuliante, e di un ''emissario di Lui'', e' un ''fatto di orribile valenza''. Lo ha spiegato il pm, Sangermano, parlando di una ''gravissima attivita' di inquinamento probatorio'', perche' alla ragazza si chiese conto, verbalizzando 'illegalmente', di cio' che aveva riferito ai pm. Tra gli imputati, ha aggiunto il pm, ''c'era paura e allarme''. 

 

"GRAVE BERLUSCONI PAGHI RAGAZZE-TESTIMONI" - E' una ''grave anomalia'' il fatto che ''l'imputato Berlusconi'' abbia iniziato a ''remunerare'' le ragazze-testimoni dei due processi sul caso Ruby dopo lo scoppio del presunto scandalo sui media. Lo ha sempre affermato il pm Antonio Sangermano.  Le ragazze, secondo il pm, si sono mosse come ''un blocco dichiarativo'' e con ''approccio fideistico'' nei confronti di Berlusconi.

 

"INQUINAMENTO PROVE DA IMPUTATI" - Nicole Minetti, Lele Mora e l'ex avvocato dell'agente dei vip, Luca Giuliante hanno svolto "una gravissima attività di inquinamento probatorio" nei confronti di Ruby. Lo ha detto il pm Antonio Sangermano nel corso della sua requisitoria al processo.