Milano, 29 maggio 2013 - Psicosi da Fukushima. Alla Scala non si parla d’altro. A tre mesi dalla tournée giapponese tra Tokyo, Osaka e Nagoya (partenza il 26 agosto e ritorno il 22 settembre), scoppia la polemica in teatro sui possibili problemi sanitari legati agli incidenti di due anni fa nella centrale nucleare nipponica. Per chi l’avesse dimenticato, il 24 maggio del 2011 la Tepco, la società che gestisce l’impianto, confermò che nei giorni successivi al maremoto del Tohoku dell’11 marzo c’era stata la fusione dei noccioli dei reattori 1, 2 e 3. Una vera e propria catastrofe, con effetti a lunga scadenza. Effetti che ora fanno paura anche agli artisti del Piermarini.

Tanto che 58 coristi (più della metà dell’organico) hanno inviato una lettera al sindaco-presidente Giuliano Pisapia, al sovrintendente Stéphane Lissner, a tutti gli altri membri del Consiglio d’amministrazione e al Collegio dei revisori dei conti: «Vogliamo certificazioni scritte da parte di organismi autorizzati dal Ministero italiano della Salute e dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) su eventuali rischi legati a Fukushima», si legge nella missiva indirizzata ai vertici di via Filodrammatici. Inoltre, i cantanti pretendono precise rassicurazioni pure «sulla situazione politica di Paesi limitrofi», facendo riferimento alle ultime notizie in arrivo dalla Corea del Nord. I firmatari esigono una risposta a breve: entro e non oltre il 30 maggio, cioè domani. Pare un aut aut in piena regola alla direzione, nonostante i dissidenti premettano che non è loro intenzione mettere a rischio la tournée.

Una tournée fondamentale per l’immagine internazionale dell’ente lirico-sinfonico, con tre opere verdiane (Aida in forma di concerto, Falstaff e Rigoletto) e un balletto (Romeo e Giulietta) da mettere in scena, due enfant prodige della bacchetta sul podio (Daniel Harding e Gustavo Dudamel) e circa 440 dipendenti da mobilitare tra artisti, maestranze e tecnici. Una tournée monstre. Sulla quale si allunga l’ombra della protesta. «C’è un contratto da onorare», tagliano corto alla Scala. Forti di una pre-intesa messa nero su bianco con i sindacati: «Se non basta neanche più parlare con loro — si domandano al Piermarini — come bisogna muoversi per far rispettare i patti?».

Sì, perché i rappresentanti dei lavoratori hanno già dato un sostanziale via libera, non riscontrando particolari controindicazioni per il viaggio in Estremo Oriente. Specie dopo il parere dell’esperto Ezio Previtali (affiancato dal medico del teatro Terenzio Cassina), docente universitario dell’Istituto nazionale di fisica nucleare della sezione Milano-Bicocca: i valori di radioattività ambientale — la sintesi del discorso tenuto dal prof durante una riunione con la direzione del personale — rilevati a Tokyo (240 chilometri a sud del distretto di Fukushima) non sono assolutamente preoccupanti (compresi tra 0,028 e 0,079 microSievert/ora), visto che sono addirittura inferiori rispetto a quelli censiti in metropoli europee come Milano e Parigi.

Tesi confermata dalle informazioni raccolte dal sito web www.viaggiaresicuri.it, che riporta i numeri diffusi (e costantemente aggiornati) dal Ministero dell’Università e Ricerca giapponese. Nessun pericolo né per l’acqua potabile (zero rischi di contaminazione) né per il cibo. A breve, le sigle Cgil, Cisl, Fials e Uil dovrebbero sottoscrivere la bozza condivisa con l’azienda, che tra l’altro prevede condizioni economiche più vantaggiose per il personale impegnato nel Sol Levante, con un incremento dell’indennità giornaliera dovuto a un diverso calcolo della riduzione legata alla «fornitura diretta di alloggio in hotel» (da 1/3 a 1/4 in meno). E allora? I 58 coristi non si fidano comunque. E sono pronti a dare battaglia: «I sindacati ci hanno fornito solo un’informativa sull’argomento, ma non abbiamo mai votato nulla sul Giappone: non possono fare accordi senza consultarci».

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