Milano, 7 maggio 2013 - ''Quello yacht è mio, non è di Riccardo Bossi''. E' quanto avrebbe detto, in sostanza, Stefano Alessandri - amico del figlio del Senatur - sentito questa mattina in Procura a Milano dagli investigatori della Guardia di Finanza a proposito di quell'imbarcazione del valore di 2,5 milioni di euro, ormeggiata in Tunisia, di cui si parla nell'ordinanza d'arresto per l'ex tesoriere della Lega.

Nell'ordinanza del gip di Milano, Gianfranco Criscione, si fa riferimento, infatti, a una nota di polizia giudiziaria del 3 ottobre scorso, dalla quale si evince che l'espulsione di Belsito dalla Lega ''ha tutt'altro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Girardelli (un altro degli arrestati), da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht''. Si tratta, secondo il gip, di uno yacht ''del valore di 2,5 milioni di euro, che Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi, avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie a un'ulteriore appropriazione indebita di Belsito''.

Nei giorni scorsi era emerso poi che Stefano Alessandri, anche lui pilota di rally, 'passione' che condivide con Riccardo Bossi, avrebbe aperto nel dicembre 2007 una societa' con base in Gran Bretagna, la 'Stella Luxury Charter Limited', con un capitale di un milione e 172mila sterline. Societa' che, stando ai primi accertamenti, sarebbe stata utilizzata nei mesi successivi per l'acquisto dello yacht 'Stella', che e' ormeggiato a Port El Kantaoui nella costa orientale della Tunisia.

Proprio ieri, si era saputo che Riccardo Bossi aveva rilasciato un'intervista a un settimanale, nel quale diceva che lo yacht è di un suo amico: "Quello yacht non e' mio. Non ho nemmeno la patente per guidarla. E' la barca di un mio amico, Stefano Alessandri. Non e' il mio socio. Siamo amici dal 2009. Inoltre la barca risulta comprata da lui nel 2007, data in cui non solo non lo conoscevo, ma non conoscevo nemmeno Francesco Belsito''.