Milano, 6 maggio 2013 - A cavallo tra una formale legalità e la pura illegalità della criminalità organizzata. Azzardo: straordinaria fonte di reddito per lo Stato (l’Italia risulta tra i primi 5 Paesi al mondo per volume di gioco, e nel 2012 di 94 miliardi spesi in gioco, all’erario sono andati 8 di tasse). Ma, molto di più, fonte di reddito per la piovra, che mette slot e videopoker al secondo posto nel suo core business: subito dopo il narcotraffico.

A lungo il monopolio dell’azzardo legalizzato è andato (fin quando non è stata investita da un’inchiesta della Procura di Milano e nell’ottobre 2012 i Monopoli hanno ritirato la licenza) alla Atlantis-Bplus Giocolegale. Questa usufruì di una norma ad hoc nel decreto per reperire fondi per l’Abruzzo terremotato (attore l’allora deputato pdl Marco Milanese) e ottenne una discutibile (oggetto d’indagine del pm Roberto Pellicano) linea di credito dalla Bpm che fu di Massimo Ponzellini: 145 milioni di euro andarono a Francesco Corallo (tuttora latitante), figlio del Gaetano che ebbe a che fare con le scalate in odor di mafia dei casinò di Campione e Sanremo.

Il fatto è che l’azzardo legalizzato richiama appetiti assai poco legali, e senza scomodare l’etica. Se poi ci si cala sul territorio, ecco che si apre il vaso di pandora: chi controlla il gioco sono eredi ripuliti di storici clan ’ndranghetisti. A Milano i fratelli reggini Francesco e Giulio Lampada controllano bar e slot machine. Con una politica dei matrimoni, allargano l’affare alla famiglia Valle. Il trust familiare (ordinanza del 25 giugno 2010 del gip milanese Giuseppe Gennari) ha un ampio spettro d’azione in cui il controllo delle slot è solo una parte. Ma che parte: Giulio Lampada e Leonardo Valle si associano nell’International Games, aumentano l’offerta di slot di altri 1200 pezzi nei «loro» bar.

E poi c’è Europlay, noleggio e commercio di new slot, che ha sede proprio nel bunker di famiglia, a Cisliano. «Vedi qua?» diceva Lampada, ascoltato in un’intercettazione. «Ho una chiavetta nera e ho praticamente un centinaio di sportelli bancomat disposti tra Milano e provincia. Tu dici: che sono questi sportelli bancomat? È la chiave del cambiamoneta: ti faccio un esempio, stasera sono con te e mi serve contante, 1000 euro, vado in un bar, apro, e me li prendo, così». L’incasso quotidiano da macchinette mangiasoldi, va dai 20 ai 40mila euro, grazie a schede taroccate. Racconta un testimone: «I collegamenti e i software della macchinette venivano alterati all’insaputa dei titolari dei bar: le slot vengono scollegate dalla rete dell’Agenzia delle entrate e viene sostituita la scheda madre con una clonata. Poi, però, bisogna avere amici tra chi fa i controlli...».

Amici tra forze dell’ordine e fra i politici. Ovvio che Lampada punti ai Monopoli, quelli che ha conquistato Francesco Corallo. Lo fa grazie a un consigliere regionale del pdl calabrese, Francesco Morelli (condannato), al punto che il politico detiene quote dell’Andromeda srl (dei Valle-Lampada) «per l’esercizio del Punto.it e del gioco legale a distanza». Significa che la piovra interviene sull’intera catena: gestione di appaprecchi, sale giochi, società di produzione di schede elettroniche, come la Arcade srl, controllata da Rocco Femia che ha come cliente l’International dei Valle-Lampada. Le sue 1500 videolottery erano distribuite fra centro e nord: alcune taroccate, quasi tutte scollegate dalla rete Sogei, cioè invisibili al fisco.

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