Milano, 23 aprile 2013 - Stroncata una banda di albanesi dedita allo spaccio di droga e alla prostituzione. E' l'esito di un'operazione dei carabinieri di Milano. Si tratta di soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione nonché al traffico internazionale degli stupefacenti. A capo della banda c'erano due fratelli, Adriatik Ceka e Yleber Mezja. I due fratelli sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri con altre 22 persone accusate a vario titolo di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e spaccio di stupefacenti. L'indagine, avviata a Milano nel marzo 2012, si è estesa progressivamente alle province di Lodi, Torino, Lecco, Como, Padova e in Svizzera.

Gli inquirenti hanno accertato che lo sfruttamento di giovani prostitute romene era funzionale al finanziamento e alla gestione, come avviene ormai da tempo nel settore della prostituzione, soprattutto quello gestito da albanesi, di un traffico internazionale di eroina e cocaina. Le lucciole, tutte romene, si prostituivano in zona Fiera, e veniva loro assegnata una precisa porzione di strada lungo la quale attirare i clienti. La droga veniva spacciata a Milano e in Svizzera. 

 

LE LUCCIOLE - La zona dove invece si prostituivano le ragazze rumene, costrette dal clan, era tra via Monte Rosa, via Tempesta e via Alberto Mario a Milano. Le vie erano sottoposte a un rigido controllo e le 8ragazze controllate, tutte di età compresa tra i 20 e i 29 anni, avevano un codice di comportamento da seguire con polizia e clienti. C'era una donna, di 37 anni, che aveva cominciato come prostituta ma aveva fatto carriera fino a diventare la 'recutatrice' del clan, tramite alcuni suoi parenti in Romania.

L'abbigliamento delle giovani era elegante e veniva curato in modo da attirare i clienti. Ogni ragazza veniva 'comprata' per 800 euro e se non rispettava i requisiti richiesti, veniva rispedita in Romania. La prestazione costava 70 euro ogni mezz'ora e veniva consumata in 5 appartamenti di pregio presi in affitto dall'organizzazione criminale a circa 1.500/2.000 euro al mese. Gli introiti riportati dalle ragazze venivano poi reinvestiti nel reclutamento di nuove donne e nell'acquisto di sostanze stupefacenti.