Milano, 2 aprile 2013 - Un laureato della Bocconi tra i clochard della Caritas. Un apolide che ha atteso 13 anni per essere riconosciuto dallo Stato. Dari Tjupa, 31 anni, cittadino sovietico rinnegato dall’Estonia, è arrivato a Milano nel ’95. Qui ha vissuto una vicenda di malintesi e ritardi burocratici: «Dal 2000 la mia istanza per la certificazione di apolidia è rimasta bloccata in prefettura, persa o dimenticata in qualche cassetto», denuncia. Nel 2012, sfrattato, si ritrova tra gli ultimi del rifugio Caritas in via Sammartini. «Senza documenti potevo solo fare piccoli lavori. Tante persone mi hanno aiutato: da Salvatore Grillo, direttore dell’Isu Bocconi, al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, al quale ho raccontato la mia storia».

 

Com’è iniziata la vicenda? «Arrivato in Italia ebbi un permesso di soggiorno, in attesa di asilo politico. Il 29 giugno 2000, feci l’istanza per la certificazione di apolidia, in prefettura. Ebbi una carta di identità e un permesso di sei mesi per finire l’esame di maturità in corso. Ma dell’istanza non seppi nulla per 13 anni».

C’erano errori di procedura?
«No, la domanda fu timbrata. Ero sicuro che la prefettura avrebbe spedito l’istanza al ministero dell’Interno o che la Questura, dove andavo ogni sei mesi per il rinnovo del permesso e dove chiedevo notizie dell’istanza, avrebbe comunicato con la prefettura. Mi sono fidato, forte dell’esperienza positiva di mia madre, che nel ’96 ebbe dagli stessi uffici il permesso di soggiorno».

Intanto però sei finito per strada.
«Mia madre, ricamatrice, perse le commissioni per la crisi. Senza lo status di apolide non avevo il permesso di soggiorno biennale per lavoro. Così il giorno dello sfratto, nel 2012, non avevo occupazione, né reddito. E senza Titolo di viaggio non potevo essere espatriato. Così, sono finito a dormire a Linate e in Stazione centrale”.

Ti sei scoraggiato?
«No. Ho ricevuto un letto alla Caritas, poi sono andato in prefettura, dove nessuno trovava il mio fascicolo. Il 16 gennaio 2013 mi hanno riconvocato “per vedere i documenti originali”. Ma se il motivo era così semplice, perché aspettare 13 anni per chiamarmi? Ad ogni modo, il 14 febbraio il Ministero mi ha comunicato che l’istanza era accolta: ero ufficialmente apolide».

Finalmente puoi lavorare.
«Il suggello della vicenda è stato l’incontro con Schulz. Questa storia mi ha insegnato ad avere rispetto per tutti, anche per il clochard che dormiva vicino a me in stazione. Secondo, che la generosità conta di più fra poveri».