Milano, 7 marzo 2013 - Silvio Berlusconi è stato condannato a un anno di reclusione nel processo Unipol dove era chiamato a rispondere dell’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. Oltre a condannare Silvio e Paolo Berlusconi, rispettivamente a 1 anno e a 2 anni e 3 mesi di carcere, i giudici di Milano hanno stabilito un risarcimento di 80 mila euro a favore di Piero Fassino, che si era costituito parte civile nel processo. Paolo Berlusconi è stato invece assolto dai giudici per le accuse di ricettazione e millantato credito.
Entro 90 giorni ci saranno le motivazioni del tribunale.

I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano si erano infatti riuniti questa mattina in Camera di Consiglio per decidere la sentenza nei confronti di Silvio e Paolo Berlusconi, imputati per la pubblicazione della telefonata Fassino-Consorte all’epoca della tentata scalata di Unipol-Bnl.

 

IL CAVALIERE - "È davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent’anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese -  ha dichiarato Silvio Berlusconi -. La sentenza del Tribunale di Milano sulla vicenda Unipol comprova quanto sostengo da sempre sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni televisive che hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia di indagine sia coperta da segreto sia con divieto di pubblicazione. Ho presentato decine di denunce in merito e mai e poi mai si è arrivati ad un processo. In un caso hanno addirittura smarrito il fascicolo con la mia denuncia. E per la pubblicazione su un giornale non controllato in alcun modo da me-, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell’epoca, mi si condanna perchè avrei prima della pubblicazione ascoltato la intercettazione in oggetto. Mai l’ho ascoltata ma anche se l’avessi ascoltata, e non è vero, tutti hanno escluso che vi sia mai stata una mia compartecipazione a tale pubblicazione”.

 

L'AVVOCATO LONGO - "Siamo molto sorpresi". E' il primo commento alla sentenza di Piero Longo, uno dei difensori di Silvio Berlusconi. “Sono dispiaciuto e costernato perchè sono convinto che gli elementi di prova a carico di Silvio Berlusconi siano insufficienti e contradditori, se non del tutto mancanti”. Longo torna poi sul trattamento "speciale"’ che, a suo dire, sarebbe riservato a Milano a Berlusconi: "Mi chiedo con altri imputati cosa sarebbe successo, ma trattandosi di Berlusconi ed essendo a Milano, non sorprende la condanna. Credo sia la prima volta che qualcuno venga condannato per segreto istruttorio, attendiamo la decisione dei giudici sulla ricusazione del collegio". "Sono convinto ancora una volta che difendere Silvio Berusconi a Milano sia difficile perché c’è un gradiente di difficoltà che si sposa con un gradiente di imprevedibiltà notevolissimo - ha anche dichiarato l’avvocato Longo lasciando il tribunale di Milano. Quanto mi sarebbe piaciuto difendere Agnelli a Torino invece sono qui a Milano a difendere con il mio collega Ghedini Silvio Berlusconi”. Per Longo "non è impossibile vincere i processi di Berlusconi a Milano, ne sono stati vinti, ma con una fatica fisica che non ha paragoni in altre attività professionali”.

 

L'AVVOCATO GHEDINI - "Così come da ovvia previsione, il Tribunale di Milano, presieduto da un giudice che alcuni anni or sono aveva gia’ condannato il presidente Silvio Berlusconi con una sentenza poi riformata in senso assolutorio in Appello e in Cassazione e con uno dei giudici a latere che lo aveva condannato pochi mesi or sono nel processo cosiddetto ‘diritti’, lo ha incredibilmente condannato, contro ogni evidenza processuale e contro ogni dichiarazione dibattimentale - ha dichiarato l’avvocato Niccolò Ghedini -. È davvero assurdo che si sia potuto condannare il presidente Berlusconi per la pubblicazione di una intercettazione su un giornale non suo, quando in questi anni sono state pubblicati e addirittura utilizzati in trasmissioni televisive migliaia di intercettazioni e verbali coperti da divieto di pubblicazione e in alcuni casi anche da segreto di indagine. Parimenti fuori da ogni logica è anche la condanna di Paolo Berlusconi che, pacificamente, non ha avuto ruolo alcuno nella pubblicazione de qua. Solo in Corte di Cassazione si potrà ottenere una sentenza che, usciti dal distretto milanese, consenta di riaffermare la insussistenza del fatto e la estraneità del Presidente Berlusconi e di Paolo Berlusconi".

 

IL LEGALE DI FASSINO - "Il collegio ha riconosciuto la responsabilità penale degli imputati Silvio e Paolo Berlusconi". Così l’avvocato e professore Carlo Federico Grosso, legale di Piero Fassino, ha commentato la sentenza. "Noi avevamo chiesto un milione di euro per dare un messaggio forte e per il danno morale rilevante, ma la sentenza è in linea con processi di questo tipo".

 

STORACE - "Comunque, Berlusconi è l’unico in Italia ad essere condannato per la pubblicazione di un’intercettazione telefonica. Clap clap giustizia...". Lo ha scritto Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, su Twitter.

 

SACCONI - "La condanna di Silvio Berlusconi per concorso in rivelazione del segreto d’ufficio in relazione al dialogo tra Piero Fassino e Giovanni Consorte sulla tentata scalata di Unipol a BNL è la più palese dimostrazione dell’anomalia giudiziaria italiana". E’ quanto sostiene Maurizio Sacconi del Pdl. "Tanto più in un paese nel quale il segreto d’ufficio viene sistematicamente violato per ottenere condanne mediatiche sommarie, è ancora più assurda e rivelatrice questa condanna, che si colloca nel più generale tentativo di delegittimare il leader della seconda area politica.  

 

PROCESSO RUBY - Silvio Berlusconi, attraverso i suoi legali, ha depositato un certificato medico nel quale si fa riferimento a un “grave disturbo alla vista”, chiedendo il rinvio dell’udienza di domani per legittimo impedimento del processo Ruby. A causa di questo problema di salute, spiega uno dei suoi avvocati, Piero Longo, sono stati cancellati anche l’incontro con Mario Monti e l’ufficio di presidenza del Pdl previsti per domani, venerdì 8 marzo. Stando al programma, nell’udienza di domani il procuratore aggiunto Ilda Boccassini avrebbe dovuto terminare la requisitoria del processo in cui l’ex premier è accusato di concussione e prostituzione minorile.