Segrate, 5 marzo 2013 - Un anziano imprenditore ha ucciso la moglie e poi si è suicidato la scorsa notte a Segrate. L’uomo avrebbe sparato alla donna nel letto e poi avrebbe rivolto la pistola verso se stesso, secondo la prima ricostruzione dei carabinieri. Il marito, Pietro Donda, 76 anni, pare soffrisse di problemi di depressione per motivi economici. La moglie, Egidia Mamoli, aveva 65 anni.

La tragedia è avvenuta fra le 3 e le 4 di notte in un appartamento in Prima Strada 12 di San Felice, frazione residenziale di Segrate. A quanto si e' appreso, è stato il domestico filippino a trovare i cadaveri dei coniugi nel letto della camera matrimoniale e a chiamare i carabinieri, intorno alle 8 di mattina. Il figlio ha spiegato ai militari che da tempo la situazione debitoria angustiava il padre, piccolo imprenditore nel settore della termoidraulica. I parenti della coppia hanno spiegato di non essere a conoscenza di sue eventuali gravi malattie, ma al momento resta impossibile affermare con certezza che questo sia l'unico motivo per cui l'uomo ha computo il gesto disperato.

L'anziano, tra l'altro, aveva appeso fuori dalla porta di casa un biglietto in cui chiedeva di "non entrare" e di avvisare "mio figlio". "Non entrare, avvisa Matteo e i carabinieri", questo il messaggio destinato proprio all'addetto alle pulizie, che ogni martedì entrava in casa con una copia delle chiavi. Pare tuttavia che proprio il messaggio appeso fuori dalla porta abbia attirato l'attenzione dei vicini di casa.

Matteo, figlio 40enne residente a Milano, sentito dai carabinieri, ha confermato che alla base del gesto verosimilmente c'e' stata una forte preoccupazione dell'uomo per la mancanza di commesse per l'azienda, specializzata in impianti termoidraulici per appartamento, di cui era titolare. Proprio per appurare questo dato i carabinieri stanno cercando la documentazione relativa alla situazione economica dell'azienda. A quanto riferito dal figlio non ci sarebbero debiti ingenti ma l'uomo avrebbe sofferto molto la preoccupazione entrando in una crisi depressiva aggravata dalla mancanza di lavori.

Oltre al biglietto destinato al domestico, Donda ha scritto tre lettere. Una testamentaria, una rivolta al figlio Matteo, avuto da un precedente matrimonio e una di scuse, scritta dall'uomo "per tutti". In quest'ultima l'uomo si definiva un "vigliacco" e chiede "scusa" per il suo gesto. L'appartamento di Prima Strada 12 risulta di proprieta' dei coniugi, nessuno dei vicini ha udito nulla nella notte. Donda, deteneva regolarmente l'arma usata per il probabile omicidio suicidio, una Smith & Wesson calibro 28.