Milano, 3 marzo 2013 - “Milano è il mio Terzo Paradiso”. Lo racconta Michelangelo Pistoletto, pittore e scultore, che ha visto proprio nel capoluogo lombardo decollare la sua carriera artistica.

Quando?
Nel 1958 con il Premio San Fedele. Questo riconoscimento di carattere nazionale e dedicato a giovani artisti diede slancio al mio percorso e fu utilissimo a far conoscere il mio lavoro.

I primi segnali della svolta?
Sempre a Milano, proprio nell’attuale sede della Galleria Stein in Corso Monforte che si trova nello stesso palazzo dove un tempo c’era lo studio di Lucio Fontana. Ebbi modo di conoscere e frequentare questo straordinario artista e collega. Fontana apprezzava molto i miei lavori con gli specchi e mi disse che avrebbe voluto farli anche lui perché nelle mie opere alla spazialità avevo aggiunto la dimensione temporale proprio sfruttando la proprietà riflettente delle superfici. In tutti questi anni sono tornato periodicamente ad esporre i miei lavori alla Galleria Stein, che reputo uno spazio meraviglioso.

Il suo rapporto con Milano?
Le devo molto, anche se è una città che mi ha sempre un po’ intimorito, perché è dinamica e a scorrimento veloce. Mi affascina per l’impulso che ti trasmette a creare nuovi rapporti e a svilupparli. Qui ogni idea può avere un seguito. Milano era un punto di riferimento soprattutto per le gallerie d’arte e il mercato. Tra quelle famose ricordo la Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti. Ma sempre qui ho anche incontrato, nelle sue peregrinazioni, la più grande gallerista del Novecento Ileana Sonnabend.

La peculiarità che Milano ha conferito all’arte?
Lo sviluppo del legame tra arte, moda e design. In questo Milano ha prodotto nuovi linguaggi.

Perché le piace Corso Monforte?
Ha un aspetto severo, patrizio, mentre le case all’interno celano giardini meravigliosi, dei veri e propri cuori verdi.

Il suo percorso nell’arte povera cosa voleva dimostrare?
L’arte povera è una denuncia del consumismo. Si oppone alla pop art che è basata sul concetto del glamour mediatico dell’artista e della sua opera, trasformando l’artista stesso in oggetto di consumo. L’arte povera invece mira all’essenziale.

I nuovi traguardi della sua ricerca?
Negli ultimi tempi sto sviluppando le relazioni tra arte e società. In questo caso diventa centrale il mio progetto del Terzo Paradiso che è rappresentato nel nuovo simbolo dell’infinito che ho creato e che raffigura tre cerchi. Si tratta di dare vita ad opere che contengano richiami a comportamenti etici. Proprio a Milano ho realizzato bellissime performance come l’anno scorso in Piazza Duomo e nel 2007 in collaborazione con Gianna Nannini nel suo quartier generale di via Bellezza. Un progetto straordinario che spero di ripetere.

Gli incontri artistici fatti a Milano?
Ettore Sottsass e Fernanda Pivano, una coppia di artisti indimenticabili. Io e mia moglie Maria li vedevamo spesso e facevamo le ore piccole parlando di arte e letteratura. Ecco gli incontri, le intelligenze, i talenti artistici, è questo l’ “oro” di Milano.

Tra gli artisti più giovani chi apprezza?
Maurizio Cattelan, perché è molto bravo a usare gli strumenti della provocazione. Le sue opere possiedono una forte valenza mediatica. Un esempio è il «Dito» di Piazza Affari, scultura che “divora” con la sua carica simbolica, evocativa e beffarda, il resto della piazza. Non è un caso che sia stata realizzata a Milano che pur nella sua importanza consolidata come città-leader, resta aperta alle sperimentazioni e all’innovazione.
 

di Massimiliano Chiavarone

mchiavarone@yahoo.it

La galleria Christian Stein: Corso Monforte, 23, tel. 02-76393301
Galleria storica fondata nel 1966 e che ha contribuito al lancio di artisti di riferimento per l’arte del Novecento
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