Milano, 19 febbraio 2013 - Quasi 25 miliardi di euro di produzione aggiuntiva. Con un incremento di ricchezza per il territorio stimato in 10,5 miliardi. E 200mila posti di lavoro da qui al 2020. Sono i numeri monstre dell’Esposizione universale del 2015 (al netto delle infrastrutture), che promette di guidare il rilancio dell’Italia tra un paio d’anni. Almeno così sostiene uno studio commissionato all’università Bocconi da Camera di Commercio di Milano e società di gestione dell’evento: «Per la prima volta — afferma il numero uno di via Meravigli, Carlo Sangalli — è stato costruito scientificamente un metodo per calcolare l’indotto generato da Expo».

Un lavoro da lasciare in eredità al Bie, il Bureau International des Expositions, per le future kermesse. E da consegnare dopo le elezioni nelle mani del prossimo governatore della Regione. Ecco i numeri: si parte dagli investimenti di Expo 2015 spa (1,3 miliardi) e dei Paesi partecipanti (1,2 miliardi), ai quali bisogna sommare i costi di gestione (900 milioni). Soldi che avranno effetti indiretti sul territorio pari a circa 15 miliardi di euro.

A fare la parte del leone, ovviamente, la voce «flussi turistici», con i suoi 9,4 miliardi di surplus produttivo: «Abbiamo stimato — fa sapere il docente bocconiano Alberto Dell’Acqua, coordinatore della ricerca — che ognuno dei 20 milioni di visitatori attesi spenderà in media 500 euro». Generando 4 miliardi di valore aggiunto (guadagno effettivo per le imprese) e circa 80 mila posti di lavoro (più i 10 mila per il post-Expo). Senza sottovalutare il volume economico prodotto dalle start-up che nasceranno in chiave 2015 (1,7 miliardi di produzione aggiuntiva e più di 12 mila occupati) e dall’aumento degli investimenti esteri (1 miliardo di valore aggiunto per 16.500 occupati). Infine, lo studio calcola pure i benefici per il patrimonio immobiliare, a cominciare dalla rivalutazione del valore delle case: 1,1 miliardi di produzione aggiuntiva e oltre 8 mila posti di lavoro. Numeri nazionali, per carità.

Anche se ad avvantaggiarsi dell’evento saranno soprattutto Milano e la Lombardia: «Considerando l’impatto sul Pil nazionale — ragiona Dell’Acqua — almeno il 25% della ricchezza resterà qui». «I dati mostrano che Expo sarà un volano per la crescita — commenta Sangalli — e le imprese devono esserne il vero motore». Così come le istituzioni locali e nazionali, chiamate dall’ad di Expo, Giuseppe Sala, a investire «risorse, energie e idee in questo progetto». Del resto, prosegue, «in gioco c’è molto: l’immagine del nostro Paese nel mondo, uno sprone a uscire dalla fase di stallo che stiamo vivendo e la possibilità di dare alla nostra economica un nuovo passo». Un cambio di passo lo chiede anche la Cgil, che sollecita un patto di lavoro per Expo con Regione, Provincia e Comune.
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