Milano, 16 febbraio 2013 - Il logo lo ha disegnato sui manifesti è un fiore di loto che racchiude i palazzoni delle periferie. I petali che nascono dal fango, simboli per eccellenza del riscatto, della bellezza che spunta dal marciume, sono stati scelti dai ragazzi di Quarto Oggiaro per rappresentare il concerto — pardon, lo «Sconcerto» — che si è tenuto ieri sera dalle 22 in poi in via Lessona 43/10, dentro il parco di villa Sheibler, a cura dello Spazio Baluardo. A raccolta: rapper tra i 20 e i 30 anni, nati e cresciuti nei luoghi border line, alle prese coi loro malesseri esistenziali, la solitudine, la vita di strada, i pregiudizi ma nonostante tutto desiderosi di «diventare qualcuno», di far emergere la propria personalità e il lato bello dei quartieri malfamati attraverso la musica. Rap e hip hop made in Milan finisce su youtube. E i più piccoli già ascoltano e interpretano le performance nei cortili delle case popolari.


«Vogliamo far capire che bisogna credere in se stessi. Lanciamo il messaggio a Quarto Oggiaro per rompere lo stereotipo negativo che infanga il quartiere. Quello che accade qui può capitare ovunque, è sbagliato etichettare un quartiere», spiega Valentina Cannone, ideatrice dell’evento (al suo fianco c’è Valentina Zizioli). A volte le proprie radici sono un fardello pesante da portare, che impedisce persino di trovare lavoro o di allacciare amicizie: «Sei di Quarto Oggiaro? E la gente sbianca. Succede a tanti di noi», commentano i ragazzi.
 

Da qui nasce la voglia di ribellarsi, di denunciare una società ottusa — non a caso il sottotitolo dell’evento è «Libera mente» — e, soprattutto, di comunicare i propri sogni. In maniera cruda, «con uno stile schietto — aggiungono i giovani — lontano dalle carezze», che segue un ritmo veloce come un treno in corsa, che non lascia spazio alle smancerie. Così vicino al rap delle origini, nato negli anni Settanta nei quartieri ghetto di New York. Sul palco gli artisti Mezzo, Markino e Gioventù bruciata (Quarto Oggiaro), Big Deal (Certosa), Freeda (largo Boccioni). E in trasferta dalla periferia di Savona Lc e Mimmo. A raccontare il proprio vissuto. «Tutto il mondo è paese come a Quarto», dice Markino, che descrive le vie della sua zona a Nord della città. «In via Graf Arturo case a muro un balcone a fianco all’altro come croci al cimitero».

Si affaccia anche la realtà della droga: «Era meglio prima quando in piazza Lopez si vendeva l’eroina», o forse no. «Meglio ancora prima quando c’erano solo prati e nemmeno la Bovisa». Compaiono anche i carabinieri, i blitz e gli elicotteri sui tetti. Mentre Gioventù bruciata sprona a darsi da fare: «Basta poco per essere diversi, poco a capire i nostri versi»; «poco per essere se stessi». Mimmo arriva da Savona: «A me piace stare a Quarto Oggiaro, non vedo tutto il marcio dipinto dai media». Coi suoi testi infonde coraggio: «Smettila di piangere, la vita sai è uno spettacolo. Sveglia alle 7 del mattino e parte la giornata di un ragazzo ricco dentro ma cresciuto per la strada». E poi: «La vita è breve ma ancora crede che il suo destino riservi qualcosa, che dentro al petto non nasca una pietra ma nasca una rosa».
 

Ne è convinto anche Aaron Paradiso, presidente di Spazio Baluardo, un polo del Comune gestito da questa associazione, rimasto chiuso per anni ed ex covo di tossicodipendenti. Ora l’hanno fatto rinascere dandogli una nuova destinazione: «Organizziamo attività culturali, feste, cene, mercatini, scuola di musica, di cinese, pittura, italiano per stranieri e tanto altro. Vogliamo dare ai ragazzi la possibilità di riscattarsi». Anche con il rap e la street art. Sui muri esterni della casa è pieno di graffiti: figure umane, caricature, fili d’erba che oscillano in mezzo alla melma. Ricordano i fiori di loto che crescono nel fango.