Milano, 7 febbraio 2013 - Quattrocento euro a profugo. Un contributo straordinario per l’uscita dalla fase di emergenza umanitaria seguita alla guerra civile in Libia iniziata nel febbraio del 2011. Lo scorso 24 gennaio la Prefettura di Milano ha firmato una convenzione con l’Azienda sociale Sud Est Milano che prevede la proroga fino al 1° marzo dell’assistenza agli immigrati giunti nella provincia di Milano per fuggire dalla guerra e chiedere asilo politico. Dal 1° marzo in poi i profughi accolti a Milano e provincia, attualmente circa 600, dovranno fare da sé. Niente più accoglienza nelle strutture del Comune e delle associazioni no profit, stop a soldi e ticket per mangiare e accedere ad alcuni servizi, come i mezzi pubblici. Solo i 400 euro a profugo come contributo straordinario per l’uscita.

 

In pratica un esborso di 240 mila euro per i 600 immigrati in fuga dalla Libia ancora nei comuni di Milano e provincia. E 800 mila euro per i circa 2 mila profughi presenti in Lombardia, se tutte le Prefetture della regione applicheranno una convenzione simile a quella firmata dalla Prefettura milanese. Un investimento cospicuo da parte dello Stato. A cosa serviranno quei soldi? I richiedenti asilo dovranno ritornare nei loro Paesi di origine grazie a quel contributo? Non proprio. L’ufficio Immigrazione della Lombardia, in una circolare, ha già indicato la possibilità di far rimanere in Italia i profughi che abbiano ottenuto il permesso di soggiorno come rifugiato politico, per motivi umanitari o per protezione sussidiaria. Di più. Per i profughi con permesso di soggiorno appena indicati — si legge sempre nella circolare — «è possibile chiedere la residenza ed è obbligo dell’ufficiale di anagrafe di procedere all’iscrizione». I profughi possono prendere i 400 euro a testa ma restare in Italia. Una doppia misura contraddittoria secondo Fabio Raimondo, assessore ai Servizi sociali di Melegnano, presidente dell’assemblea dei sindaci del Sud Milano.

 

Raimondo, candidato alle Regionali nella lista dei Fratelli d’Italia, è stato il primo a rendere pubblica la convenzione della Prefettura e le disposizioni sulla residenza per i profughi: «Lo Stato offre una buona uscita a queste persone, ma in cambio dovrebbe avere l’assicurazione che il profugo non chiederà la residenza, cosa invece resa possibile dalla circolare». La situazione che si verrà a creare dopo il 1° marzo, come dimostra l’intervista qui a fianco, preoccupa anche gli assessori di centrosinistra come Pierfrancesco Majorino. A Milano ci sono circa 300 profughi dalla Libia. Alcuni di loro sono in via Stella e alla Cascina Monluè e grazie alle associazioni Arca e Farsi prossimo hanno già iniziato un processo di integrazione. Quelli che sono nei dormitori di via Saponaro e viale Ortles, invece, in questi mesi hanno rifiutato qualsiasi progetto di integrazione. Il rischio di creare altre centinaia di senzatetto è alto, denuncia Majorino.
 

di Massimiliano Mingoia

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