Milano, 30 gennaio 2013 - Delle 1.500 cooperative presenti a Milano il 90% è considerato un soggetto ad alto rischio infiltrazioni mafiose. Le cooperative lombarde, “non sono affatto esenti dal rischio di infiltrazione mafiosa, anzi fanno parecchio gola, soprattutto alla ‘ndrangheta”. Inizia così - come spiegato da Alberto Cazzulani, presidente di Confcooperative Milano -  un percorso di formazione e informazione, “per interrogarsi su come la criminalità organizzata sta penetrando il tessuto produttivo. Si tratta di un progetto nato dalla firma di un protocollo anti-infiltrazioni tra il mondo delle cooperative lombarde e Libera, presentato stamani a Palazzo Giureconsulti durante l’incontro su “Le mafie in Lombardia: dalle infiltrazioni alla colonizzazione” promosso da Agci, Confcooperative e Legacoop riunite nell’Alleanza delle Cooperative Italiane e Libera, Libera Informazione e l’Agenzia Cooperare con Libera Terra.

 

“Accorgersi per tempo”, è il problema, e con la crisi “paradossalmente le cooperative, trattandosi di piccole imprese, sono le piu’ a rischio perche’ piu’ in difficolta’, sono tagliate fuori dal mercato - ha spiegato Cazzulani - dalle realtà sociali ai lavori piu’ umili come il facchinaggio o lo spostamento merci: le piu’ piccole sono in pericolo”. L’obiettivo del percorso oggi inaugurato con il convegno e’ quello di fornire a queste realta’ sparse in tutta la Regione degli strumenti operativi per poter rendersi conto di modalita’ di penetrazioni della criminalita’, capillarmente, su tutto il territorio, perche’ “tutte le imprese son buone per ripulire il denaro. E il mondo delle cooperative non e’ esente”.