di Rosella Formenti

Busto Arsizio, 30 gennaio 2013 - È in carcere da venerdì sera, ma i riflettori restano quanto mai accesi su Fabrizio Corona, l’ex «re dei paparazzi» che deve scontare 7 anni di reclusione. Estradato dal Portogallo, dove è finita la sua fuga dall’Italia, già il suo arrivo a Malpensa aveva mobilitato un gruppo di fans lì per manifestargli sostegno e solidarietà «perché per noi è un eroe». E fans c’erano anche all’esterno della casa circondariale bustese, tutti convinti che la pena che deve scontare Corona sia un’esagerazione. In via per Cassano è detenuto da venerdì 25 gennaio, chi lo ha visto all’interno ne parla come di un ospite modello, ha parlato a lungo coi suoi legali, mantiene i contatti previsti dal regolamento, tranquillo. Domenica - dicono - ha partecipato alla messa con una decina di altri carcerati, rispondendo alle preghiere e scambiando il gesto di pace con chi era seduto vicino a lui. Insomma un Fabrizio Corona tranquillo, non più spavaldo e guascone, come vuole il suo personaggio, fenomeno mediatico sempre paparazzato. Per ora è ancora nell’infermeria in attesa nei prossimi giorni della collocazione che potrebbe essere una cella tra i definitivi che consente ai detenuti passati in giudicato di passeggiare in corridoio. A breve dovrebbe ricevere la visita dell’ex moglie Nina Moric.

Intanto il centralino del carcere bustese è bersagliato dalle telefonate dei fans, soprattutto donne che vogliono fargli visita per incoraggiarlo. Ma il carcere non è un grand hotel e dunque non entra chiunque voglia un colloquio, pertanto le fans dovranno rassegnarsi, nessuna possibilità di visita. E i pensieri dedicati al «bel Fabrizio» avranno spazio solo su Facebook. Qualcuna tuttavia non esita ad aggirarsi dalle parti del carcere, «saperlo lì dentro è una sofferenza – dice Mariangela, trentenne della zona, l’auto parcheggiata lungo via Cassano, il tempo di guardare l’edificio grigio – bisogna fare qualcosa perché Fabrizio non merita una pena così pesante. Io gli scriverò per fargli sapere che c’è tanta gente che lo sostiene». I riflettori puntati sul carcere bustese, uno dei più sovraffollati d’Italia, potrebbero intanto dare una mano a risolvere il problema di coesistenza dei detenuti, oggi 396, rispetto alla capienza che dovrebbe essere di 170. Dopo la «bocciatura» dell’Europa, col risarcimento a quattro detenuti per le condizioni di vita interne, l’effetto Corona potrebbe agevolare anche una soluzione del problema capienza.

Nel frattempo si profila all’orizzonte per Corona un possibile impegno nel laboratorio di cioccolateria che è in funzione in carcere, un’esperienza che attualmente impegna una ventina di detenuti e che ha procurato al penitenziario di via per Cassano una certa notorietà anche per la qualità del prodotto. E chissà che proprio il suo impiego nella fabbrica di cioccolato non possa far decollare la produzione con l’aumento di richieste dall’esterno.

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