di Roberto Canali

Milano, 6 gennaio 2013 - C’è una lettera che sta avvelenando le feste di Natale a centomila pensionati lombardi, persone in là con l’età alle quali l’Inps minaccia di revocare la reversibilità o l’integrativo se non invieranno al più presto comunicazione sul dettaglio dei propri redditi.

«Gentile signora - si legge nella missiva - la informiamo che non ci risulta ancora pervenuto il suo modello Red relativo ai redditi dell’anno 2010, che le avevamo richiesto lo scorso anno. La invitiamo a trasmetterci le informazioni richieste entro il 28 febbraio del 2013, altrimenti sarà disposta la revoca definitiva delle prestazioni collegate al reddito, con conseguente recupero delle somme erogate fino a oggi». Abbastanza per gettare nel panico decine di migliaia di anziani che si sono visti recapitare la missiva dell’Inps il 27 di dicembre, appena gli uffici postali hanno riaperto dopo la pausa natalizia. «Sono anziani che ricevono pensioni che non superano i 450/500 euro al mese - spiega Anna Bonanomi, segretario generale dei pensionati della Cgil Lombardia -. Proprio perché la prestazione cui hanno diritto è al di sotto del minimo, hanno necessità di avere un’integrazione sociale. Persone fragili, che spesso vivono da sole, minacciare di togliere loro il sostentamento vitale significa gettarle nella disperazione». Sono 6 milioni e mezzo in Italia i titolari di trattamento integrativo, persone che ricevono pensioni al minimo a titolo di assegno familiare o come integrazioni per pensioni sotto i minimi. Le lettere spedite dall’Inps sono state 970mila, si calcola che in Lombardia ne siano state recapitate oltre centomila. «Abbiamo dovuto riaprire gli uffici dei nostri Caf - testimonia Roberta Seveso, responsabile del Caf Cisl di Como - perché arrivavano centinaia di telefonate da pensionati disperati che non sapevano cosa fare. È vero che c’è tempo fino al 28 di febbraio, ma temevano di vedersi togliere quel poco con cui tirano la fine del mese».

Per molti l’incubo è stato ancora peggiore: la minaccia di dover restituire una parte dei fondi già erogati perché illegittimamente percepiti. «Invitiamo tutti i pensionati a rivolgersi ai nostri consulenti - puntualizza Anna Bonanomi -. Spesso le richieste dell’Inps anche se legittime, arrivano fuori tempo massimo e quindi il pensionato ha diritto a restituire meno di quanto richiesto. In altri casi si tratta di richieste del tutto immotivate. Perché mandare migliaia di lettere quando in molti casi basterebbe fare meglio i controlli».

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