di Marinella Rossi

Milano, 12 dicembre 2012 - L’UOMO giusto per le ferrovie su cui transitano ogni giorno milioni di pendolari, era così definito dal presidente della Regione Roberto Formigoni, che lo nominava amministratore delegato di Trenord, nel luglio 2008: «Manager che ha maturato una significativa esperienza nella gestione di importanti società quotate, conducendo processi complessi di rilancio». Questo era Giuseppe Biesuz, veneziano 50enne, di area ciellina, lo stesso Biesuz che ieri la Guardia di finanza di Milano ha arrestato per bancarotta, frapponendosi al duro confronto previsto per pochi attimi dopo con i sindacati, dopo la “tre giorni” di tregenda dei trasporti lombardi.
 

COSTRETTO, Biesuz, ad affrontare l’”emergenza” del suo arresto, va ai domiciliari per decisione del giudice preliminare Vincenzo Tutinelli, che attenua la richiesta di carcere del sostituto procuratore Sergio Spadaro. Ma che della “significativa esperienza nella gestione di importanti società” dà una prognosi infausta: una serie di precedenti condanne, definitive per 2 anni e 5 mesi per bancarotta e omessa contribuzione, e un recente rinvio a giudizio per fatture false, fa di Biesuz un candidato ideale alla “reiterazione del reato”, sulla quale si fonda principalmente l’esigenza cautelare.
 

La vicenda, il fallimento della società Urban Screen, da cui Biesuz passa come amministratore delegato, nel 2008, a Trenord, potrebbe iscriversi tra i crac - da poco meno di 700 mila euro e con distrazioni in capo di non più di 250 mila - di poco conto. Basso cabotaggio, non pesassero precedenti specifici che adombrano un’attitudine. Così che fanno esprimere al gip, nel suo ordine di arresto, «una valutazione assolutamente negativa della personalità dell’imputato», e sottolineare «il pericolo di reiterazione di altre condotte violente similari». Dissipazioni e distrazioni avvengono «per meri fini personali, familiari, e di carriera» da parte di persona che «ha utilizzato detta società come riserva di liquidità per finalità del tutto estranee all’oggetto sociale».
 

Urban Screen ha avuto vita breve ma ha consentito intensi contatti istituzionali col Comune di Milano - che affitta gli spazi - a Biesuz: qualche maxi schermo in piazza Duomo, tra il 2007 e il 2008, il fallimento del maggio 2011. Biesuz rassegna le dimissioni per passare, 4 luglio 2008, a Trenord, ma, stando a un inequivoco passaggio di mail interne, quelle dimissioni diventano effettive solo sei mesi dopo. Biesuz resta in Urban e mette un piede in Trenord: cosa che evidenzia un «conflitto di interessi» anche adombrato nell’episodio di una trattativa, avanzata, tra Urban e Trenord per un progetto di cartellonistica alla stazione di Cadorna, che avrebbe portato denaro a Urban, ma che Biesuz blocca per privilegiare la nuova ditta.
 

Urban viene così utilizzata per spese personali e per drenare altrove il denaro, anche attraverso società collegate a Biesuz (Cattaneo presse e Pagaia, società della moglie). Tra le dissipazioni: i 18mila euro del 3 aprile 2008 a Maurizio Cadeo, ex assessore comunale all’Arredo urbano, per la concessione di spazi pubblicitari; i 4.500 per la “cena tricolore” di An, del 28 settembre 2007; i 15mila per il comitato elettorale di Marco Mariani (Forza Italia) del 15 ottobre 2007, i 39 mila di compensi a Fabio Castellozzi, dipendente del Comune di Milano per prestazioni lavorative «mai fornite alla Urban Screen», i 24mila per noleggio auto e i 22 mila per spese personali dello stesso Biesuz. Inutile dire sul pagamento delle imposte: evase per «un debito verso l’erario di 110mila euro e verso gli enti previdenziali per 132.246».
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