Milano, 11 dicembre 2012 - Ivano Casetto 48 anni, è stato ucciso per un regolamento di conti tra spacciatori. Droga, questo per gli inquirenti è l’ambito in cui è maturato l’omicidio. Casetto, che circa dieci anni fa era stato condannato per reati legati alla prostituzione, aveva lasciato da tempo quel giro per mettersi in quello più remunerativo della coca. Un pesce piccolo però, confermano gli investigatori, non un trafficante di grosso e nemmeno di medio calibro. Spaccio di coca, ma anche di hascisc e marijuana legato al Milanese, all’hinterland e forse qualche rapporto con spacciatori del comasco, il luogo in cui lui aveva la sede della sua impresa individuale di volantinaggio.

 

I carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal pubblico ministero Ferdinando Esposito, non trascurano nemmeno gli affari di Casetto in Svizzera, Paese in cui lui era nato. Chi lo ha ucciso con una pistola di piccolo calibro lo ha scaricato solo successivamente nella zona della ex Innocenti, periferia Est di Milano, presumibilmente venerdì notte o nelle prime ore di sabato mattina. A segnalare il cadavere, riverso nel campo, era stato un automobilista di passaggio. Gli inquirenti, sulle prime, avevano pensato a un incidente o a all’ipotesi di un senzatetto stroncato dal gelo di una notte in cui il termometro era sceso per la prima volta sotto lo zero. Ma il piccolo foro di proiettile, proprio dietro l’orecchio sinistro, aveva immediatamente chiarito che si trattava di omicidio. Difficile, per ora, dire dove esattamente l’uomo sia stato giustiziato.

 

Probabilmente aveva un appuntamento con i killer, in tasca la vittima aveva un fascio di banconote da 500 euro e un mazzo di chiavi del suo appartamento a Pantigliate, perquisito dai militari. I carabinieri hanno sequestrato il suo computer, controllato file, e-mail inviate, siti internet visitati, testi e conti, qualche messaggio archiviato e disposto il controllo dei tabulati telefonici. Forse il cellulare potrebbe raccontare qualcosa in più delle ultime ore di Casetto. Gli inquirenti hanno rintracciato la sua famiglia in Svizzera e convocato la madre e la sorella a Milano. L’uomo aveva vissuto almeno per trent’anni a Wetzikon, vicino a Zurigo. Il padre era invece morto qualche anno fa. Della vittima si sa quello che racconta il suo profilo Facebook. Nato a Zurigo nel 1964, si è trasferito a Milano agli inizia degli anni Novanta. In Svizzera aveva studiato informatica e aveva fatto il massaggiatore.
 

 

di Anna Giorgi
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