Milano, 30 novembre 2012 - Don Alberto Barin, il cappellano in carcere con l’accusa di violenza sessuale, ha confessato confermando di aver abusato di alcuni giovani rinchiusi a San Vittore. Intanto si è allargato il numero delle denunce presentate dalle vittime, tutti ragazzi giovanissimi, che in questi giorni verranno sentiti dagli investigatori. Le ammissioni del religioso sono d’altra parte supportate dalle immagini delle telecamere che riprendono alcuni degli approcci più scabrosi avvenuti nel suo ufficio, dove la squadra mobile, già dal giugno scorso, aveva piazzato le registrazioni. Nessun commento dal legale di don Barin, l’avvocato Mario Zanchetti, che preferisce, per ora, non fornire indicazioni sulla linea difensiva.

Al cappellano vengono contestate le violenze per un arco di tempo di cinque anni, dal 2008 all’ottobre scorso. Agli atti dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dai pm Daniela Cento e Lucia Minutella, ci sono anche tanti filmati. Rapporti in cambio di promesse e favori, le vittime degli abusi, tutti extracomunitari di età compresa tra 20 e 28 anni, sopportavano, costretti da un bisogno misto a una sorta di timore reverenziale. «Mi ero messo in testa che magari sarebbe stato lui a darmi una mano a trovare un avvocato e a uscire di qua», racconta una delle vittime.

E ancora: «Sopportavo i comportamenti di don Alberto perché lui mi aiutava, perché nessuno chiamava mia moglie, nessuno chiamava la mia famiglia. Se non fosse stato per lui non si poteva nemmeno fare la doccia... l’unica persona che mi poteva aiutare era lui». Il cappellano avrebbe anche invitato alcuni dei ragazzi, una volta usciti dal carcere, ad andare in montagna con lui o raggiungerlo a casa sua e gli avrebbe spedito cartoline da Lourdes. In un passaggio dell’ordinanza firmata dal gip Enrico Manzi, realtiva al pericolo di reiterazione del reato da parte di Don Alberto si legge. «L’indagato, nell’arco dei pochi mesi in cui è stato sottoposto ad indagine, ha collezionato una serie impressionante di approcci a sfondo sessuale ed è apparso, francamente, in preda ad un totale sbandamento morale e umano, incapace di reagire ai suoi istinti, dimentico dei doveri della sua vocazione e letteralmente in preda ad una totale incapacità di contenersi ben sapendo, oltretutto, che sarebbe incappato prima o poi in una denuncia, visto che le persone con cui entrava in contatto erano sostanzialmente degli estranei, conosciuti da pochissimo tempo». «Appare inoltre - prosegue il gip - preminente e urgente porre fine con la massima determinazione a questo deplorevole stato di cose che getta il massimo discredito alla organizzazione penitenziaria, oltre che allo specifico servizio religioso fornito dalla amministrazione».

Mario Consani
mario.consani@ilgiorno.net

Anna Giorgi
anna.giorgi@ilgiorno.net