Milano, 18 novembre 2012 - Il sindaco Virginio Brivio, primo cittadino di Lecco, si è permesso di far chiudere un locale di proprietà e frequentazioni sospette, un’attività svolta da sempre dagli amministratori locali. Ma i tempi cambiano: nella sua civilissima città Brivio è stato immediatamente minacciato, insieme alla sua famiglia e ora vive sotto scorta. Tanti attestati di solidarietà, ma la realtà è che un sindaco del Nord è costretto a farsi accompagnare ovunque dalla polizia locale, un fatto piuttosto inconsueto che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli a nessuno.

C'è a Pavia l’avvocato Franco Maurici, professionista con un piccolo impegno politico nella formazione “Insieme per Pavia”. È un esperto di diritto urbanistico, ama leggere dentro le carte e in questi anni ha denunciato malaffare e cantieri sospetti. Sulla porta del suo studio sono comparse delle croci nere, soprattutto ora che, ottenendo ragione dal Consiglio di Stato, è riuscito a far affossare un progetto di villette in costruzione con vista sul parco della Vernacola, roba che neppure il sacco di Palermo del sindaco Ciancimino.  Anche Maurici riceve tanta solidarietà, soprattutto dalla gente che lo conosce e si fida di lui. Ma intanto ci sono quelle croci nere sulla sua porta, cancellate e subito rifatte, a testimoniare che in Lombardia qualcosa non funziona. E continuiamo.

C’è a Sedriano, linda cittadina di 11mila abitanti nel Magentino un sindaco, Alfredo Celeste, ai domiciliari perché coinvolto nella vicenda dell’ex assessore regionale Zambetti, l’affaire che ha fatto definitivamente crollare la giunta Formigoni. Celeste si proclama innocente e non si è dimesso. Lo accusano di corruzione, non ha preso un soldo, ma avrebbe fatto promesse in cambio del sostegno ricevuto quando è stato eletto nel 2009.

Una mozione di sfiducia nei suoi confronti confezionata dall’opposizione non è passata per un voto solo. Fuori dal Consiglio comunale, mercoledì sera ci sono stati tafferugli e proteste dei cittadini, esclusi dal dibattito. A presiedere l’aula è stata chiamata la consigliera del Pdl Silvia Fagnani, moglie di Marco Scalambri, il medico in carcere accusato di essere il trait-d’union tra le cosche calabresi e le istituzioni. Anche lui è finito nell’inchiesta Zambetti, insieme a Eugenio Costantino (quello che telefonava all’assessore Zambetti) che nel consiglio comunale di Sedriano ha la figlia, assente la sera della votazione. La signora Fagnani ha invece dichiarato che non si sentiva molto imparziale in quella situazione, ma tuttavia convinta della buonafede di Celeste. Forse il buon gusto doveva consigliare ai suoi compagni di partito di scegliere un’altra soluzione per presiedere la seduta. 

A tutti gli indagati, ovvio, la presunzione di innocenza, in attesa che la giustizia chiarisca in tempi non troppo lunghi le varie responsabilità.  Ma il caso Celeste ha creato a Sedriano un clima molto teso. Tanto che ieri un incendio ha distrutto lo studio di un commercialista, Davide Delle Donne, consigliere del Pdl, uno dei «salvatori» di Celeste. Un atto molto grave che poteva avere serie conseguenze sulle persone. Non siamo nella Locride ma ci stiamo pericolosamente avvicinando. E da molte parti si pensa che sarebbe bene mandar qualcuno a Sedriano, magari un commissario prefettizio che azzerasse la situazione. Almeno per far capire che lo Stato c’è e non è distratto e per evitare tante strumentalizzazioni ed esaltazioni, per riportare serenità. A Sedriano come in altri luoghi della Lombardia.

di Barbara Consarino

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