Milano, 15 novembre 2012 - Le stime sono molto vaghe: seimila, diecimila? Comunque tanti, come non se ne vedevano da anni. Ma quelli violenti? "Nell’ordine delle centinaia" rispondono secchi i poliziotti che l’altro ieri hanno dovuto affrontare la prima guerriglia di quest’autunno che si preannuncia caldissimo. Ma chi sono, i giovani incappucciati, con le sciarpe sul volto, con i caschi da motociclista che l’altro ieri, prima in corso Magenta e poi alla stazione di Porta Genova, passando per Cadorna, hanno seminato il panico?

E non solo. Il conto dei danni è ancora da fare, ma basti solo pensare che i cinque tornelli danneggiati alla Stazione di Trenord costeranno 25 mila euro. E le vetrate del punto shop di Enel? E cancellare chilometri di scritte e imbrattamenti sui muri? E poi molti Atm di diverse banche (le macchinette dei prelievi automatici).

La galassia degli antagonisti è quanto mai variegata: ci sono i giovani del Cantiere, centro sociale tra i più attivi in questo momento, poi la Rete degli Studenti, i Laps, il collettivo Lambretta, il Lab Out, gli irridicibili dei No Tav e poi gli anarchici. E infine gli insurrezionalisti, che puntano proprio al "sovvertimento dell’ordine costituito con metodi violenti". Quelli delle bombe, delle lettere minatorie esplosive e degli omicidi mirati. Clandestini, anonimi, dalla doppia vita. A Milano una minoranza sparutissima.

Ma, attenzione, "antagonisti" non è sinonimo di violenti e teppisti. Chi, col viso "travisato" ha guerreggiato con i carabinieri a Porta Genova e affrontato i poliziotti in corso Magenta, fa parte di un manipolo di violenti. Erano già arrivati con l’intento di "fare male". Si intuiva dall’appello alla mobilitazione che attraversava nei giorni precedenti Twitter e i siti web (tipo Indymedia) "N14" era il giorno indicato per lo sciopero europeo.

Negli zainetti di molti manifestanti c’erano pietre, bulloni, fumogeni, in mano brandivano spranghe e bastoni. I più pacifici trasportavano uova, quelle scagliate contro la sede di Abi e Consob e in via Pantano. L’altro ieri sono comparsi anche i «book block» che non hanno niente a che vedere con i famigerati uomini neri del G8 di Genova, ma più banalmente erano scudi di plastica utilizzati dagli studenti per rintuzzare le cariche della polizia, sopra i quali erano scritti i titoli dei libri.

Gli osservatori della Digos parlano soprattutto di frange violente che aderiscono ai Centri sociali e all’aerea antagonista, raccogliendo poco consenso ma molta tolleranza. Una stima attendibile non andrebbe oltre al migliaio di persone, disposte anche a mettere a ferro a fuoco la città alla prossima occasione. Non c’è bisogno di essere profeti per capire che le ragioni di sofferenza e disagio non mancano. A parte quella «élite» spedita in galera dalle indagini sul terrorismo anarchico, rimangono in stand by i facinorosi pronti a scatenare la guerrigli prossima ventura.