Milano, 13 novembre 2012 - «Niente tagli ai posti letto in Lombardia. Ci opporremo facendo ricorso alla Corte Costituzionale». A ribadire la linea del Pirellone, già espressa qualche giorno fa dal governatore Formigoni, ora è anche Mario Melazzini, assessore lombardo alla Sanità.

«Dopo la delibera del 6 agosto - spiega - lavoriamo a una riorganizzazione dei reparti di alcune specialità e del percorso nascita. Ma si tratta di una cosa diversa e indipendente dal provvedimento sul taglio dei posti letto. La nostra è una riorganizzazione programmata, conseguente a una riduzione delle risorse».
L’assessorato sta cercando «di ottimizzare i percorsi per garantire l’efficienza delle risposte del nostro sistema sanitario - continua - ma senza ridurre i servizi». Purtroppo, conclude Melazzini, «le decisioni prese a livello centrale sono spesso il frutto di una non completa conoscenza del territorio a livello periferico».

Continua intanto, dopo i tagli al personale annunciati dalla proprietà, lo stato di agitazione tra i dipendenti del San Raffaele, sfociato ieri in una nuova manifestazione. Un migliaio di lavoratori dell’ospedale di via Olgettina a Segrate si è diretto in massa alla stazione Cascina Gobba della metropolitana 2 e la Rsu ha chiesto all’Atm l’autorizzazione per leggere un comunicato ai passeggeri.

La nuova iniziativa, che non ha creato alcun disagio, arriva a una settimana dal blocco di un’ora della tangenziale Est, ed è stata decisa ieri mattina in via Olgettina durante l’assemblea generale dei lavoratori, che si era riunita per discutere e condividere le azioni di protesta dopo l’annuncio della procedura di licenziamento per 244 addetti del comparto.

L’Atm non ha permesso ai sindacati di leggere il comunicato utilizzando i sistemi di amplificazione della metropolitana. Così la nota è stata letta al megafono. Nel testo, i manifestanti hanno spiegato ai passeggeri le ragioni della protesta (il licenziamento di 244 lavoratori e la disdetta degli accordi contrattuali pregressi), parlando di un attacco subito dalla nuova proprietà che intende trasformare un’eccellenza in uno «stabilimento che produca profitto anche a scapito dell’assistenza» ai cittadini. I lavoratori sono rimasti nella stazione di Cascina Gobba per un quarto d’ora, senza passare i tornelli, quindi sono tornati all’ospedale per proseguire il presidio permanente di protesta.

di Enrico Fovanna