Milano, 11 novembre 2012 - Per l’accusa sono in otto a dover rispondere della morte di Giacomo, 12 anni, travolto sulla bici da un tram di passaggio. Il ragazzino morì giusto la sera di un anno fa in via Solari, investito dal mezzo pubblico dopo essere stato fatto cadere sulle rotaie dalla portiera di un’auto posteggiata dove non si poteva e aperta all’improvviso. Il guidatore ha già patteggiato. Concorso in omicidio colposo è l’accusa dalla quale dovranno dunque difendersi davanti al gup Cristina Di Censo il conducente del tram e la ragazza che aprì la portiera.

Ma non saranno i soli. Perché, ha accertato l’inchiesta coordinata dal pm Cristiana Roveda, il cartello di divieto di sosta che si sarebbe dovuto trovare al suo posto lunga la via, quella sera non c’era. Era stato rimosso a causa dei lavori di manutenzione del marciapiede e non era stato sostituito da nessun’altra segnalazione temporanea. Per la procura, dunque, se il bambino morì è colpa anche di quell’incuria. Ne dovrebbero rispondere il responsabile della ditta appaltatrice e di quella che prese i lavori in subappalto, ma pure il committente dell’opera e cioè il Comune di Milano con tre suoi dirigenti: il progettista del cantiere, il direttore del cantiere e il responsabile di tutti i cantieri aperti all’epoca in città su una quarantina di marciapiedi in via di sistemazione.

Tutte persone che, ognuno per proprio conto e nel proprio ruolo, avrebbero contribuito a far sì che quella sera in via Solari si compisse la tragedia.
Successe intorno alle nove e mezzo all’altezza di piazza del Rosario, il 5 novembre di un anno fa. Il ragazzino in bici venne urtato dalla portiera aperta da Marilena B., 29 anni, che stava scendendo dalla Yaris che un amico aveva parcheggiato malamente. Giacomo finì sulle rotaie e venne travolto da un convoglio della linea 14 che procedeva verso la periferia, in direzione Giambellino.

Morì sul colpo. Il conducente del tram, un 47enne senza un graffio ma psicologicamente distrutto, venne ricoverato sotto choc al San Carlo. La tragedia scosse l’intero quartiere, dove da sempre i residenti lamentano di sera l’invasione delle auto troppo spesso parcheggiate in seconda o terza fila senza che nessuno debba pagarne le conseguenze.

Stavolta, nell’udienza preliminare davanti al giudice Cristina Di Censo, a rischiare il processo saranno sì le due persone che secondo l’accusa per superficialità o negligenza causarono direttamente la caduta e la fine di Giacomo (la ragazza che spalancò la portiera e il conducente del tram) ma anche i “colletti bianchi” delle imprese e del Comune che non avrebbero seguito o controllato l’andamento dei lavori sul marciapiede come forse avrebbero dovuto. E lo scorso gennaio, nel piano di intervento messo a punto dall’assessorato a Mobilità e trasporti del Comune è spuntato, anche se in ritardo, il progetto di una corsia riservata e protetta per i tram proprio in via Solari. La morte di Giacomo forse potrà indirettamente evitarne delle altre.
 

di Mario Consani