MIlano, 10 novembre 2012 - Quattro secoli e mezzo complessivi di carcere. Condanne pesanti quelle chieste l’altro giorno dal pm Alessandra Dolci per una quarantina di imputati al termine di una requisitoria lunghissima, snodatasi lungo cinque udienze del processo “Infinito” alla ’ndrangheta in Lombardia. Non solo i 20 anni di carcere sollecitati dalla procura per l’avvocato Pino Neri, 55 anni, originario di Taurianova e trapiantato a Pavia, per la Dda milanese il capo della ’ndrina che avrebbe riallacciato i rapporti con le cosche reggine dopo il tentativo “scissionista” del boss Carmelo Novella, ovviamente ammazzato.

Ci sono poi i 13 anni e mezzo chiesti per l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco, per l’accusa “elemento di raccordo tra alti esponenti della ’ndrangheta lombarda e alcuni esponenti politici”. E pesante, fra le altre, la richiesta di pena a 14 anni di reclusione avanzata dal pm Dolci per l’imprenditore Ivano Perego, 39 anni, già ai vertici della Perego General Contractor srl e della Perego Strade srl, poi fallita. «Un imprenditore che in modo consapevole e calcolato, apre le porte della sua azienda alla ’ndrangheta», ha detto di lui il pm Dolci. Non una vittima del ricatto mafioso, insomma, ma un vero e propio complice.

Non l’unico imprenditore colluso, per la Dda milanese che nelle prossime settimane attende il verdetto d’appello-bis per un’altro processo alla ’ndrangheta infoltrata al Nord, quello del clan Barbaro-Papalia. In quel caso è Maurizio Luraghi, condannato a 4 anni e mezzo di carcere anche in appello, l’impenditore titolare dell’impresa «Lavori Stradali», che avrebbe raggiunto una posizione dominante nel settore del movimento terra intimidendo operatori del settore ed amministratori pubblici per ottenere appalti, forte della presenza dei suoi soci calabresi. Però mesi fa la Cassazione ordinò la ripetizione del processo, ormai di nuovo prossimo alla fine.
 

di M.Cons.