di Marianna Vazzana

Milano, 6 novembre 2012 - Ucciso a calci e pugni in viale Zara, per strada, tra il palazzone del Bingo e la fermata del tram. È morto così, nella notte tra venerdì e sabato, un filippino 34enne che in tasca custodiva 5 grammi di shaboo, una droga orientale. «Un pestaggio brutale», commentano i passanti a distanza di due giorni, ricordando lo straniero massacrato da tre suoi connazionali.

L’angolo con viale Marche per tutti o quasi è una zona calda, a dispetto della tranquillità apparente: lavavetri, mendicanti e fioristi abusivi di giorno, viados e «brutte facce» di notte. E in questo tratto di pochi metri c’è pure una moschea. «Niente da dire su questo, per carità. È solo che dopo la preghiera capita che qualcuno si azzuffi in strada», testimonia un residente. Insomma, un quartiere pronto a cambiare faccia da un momento all’altro. «Io sono qui da due anni — dice Denis Taboni — ed è la terza volta che assisto a un pestaggio. Nel parterre centrale, poi, abbiamo le roulotte fisse di zingari. Ormai gli incroci sono di loro dominio. La polizia? Una volta l’ho chiamata io. Ci vorrebbe più controllo». Ilda, peruviana, fa sapere di essersi trasferita nel quartiere da meno di un anno. «Credevo fosse una zona più tranquilla, invece a volte mi prende la paura. Soprattutto quando mia figlia esce alle 5.30 del mattino per andare alla fermata del tram, da sola». Enrica Ripamonti fa sapere di aver montato le telecamere in casa «perché sono terrorizzata. Mi domando una cosa: nello stesso palazzo del Bingo c’è una banca. Possibile che le telecamere non abbiano filmato nulla? Ha dovuto farlo un passante». Nello specifico Marzio Ferrario, consigliere di zona 9 del Pdl, che per caso si trovava in viale Zara angolo viale Marche la notte del massacro. Ma il dibattito da marciapiede ruota anche attorno al Bingo: «Perché si abbina questo locale alla malavita? — il punto di vista di un cittadino — Questo è un luogo sicuro, con buttafuori. Sono sicuro che lì dentro non potrebbe esserci nemmeno una rissa». Ma Piero Motta è di tutt’altro parere: «Sa quanti delinquenti girano qui attorno? È un continuo. Ci vorrebbero ordine e rigore, altroché». Lino Beltramini è d’accordo: «Abbiamo un concentrato di situazioni negative, un po’ di controllo in più non guasterebbe».

All'ora di pranzo, quando anche i lavavetri si concedono una tregua, quasi non sembra vero che in quest’angolo di città si sia consumato un delitto atroce a cielo aperto. «La giornata passa via abbastanza tranquilla — conclude Elio Flocco —, è di notte che la malavita si scatena». E comunque «non credo che la zona sia più pericolosa di altre. Dopotutto, secondo me — conclude Gabriella — chi ha ucciso lo ha fatto per colpire quella determinata persona. Sarebbe potuto accadere anche in via Padova, in viale Monza o a Quarto Oggiaro».