Milano, 25 ottobre 2012 - Via Muratori, la sparatoria, il duplice omicidio, i sicari che hanno ucciso Max Spelta e Carolina Payano. E poi la droga, l’auto intestata all’amico, il loft di via Mecenate e le ipotesi su cosa i due giovani, dalla vita apparentemente senza ombre, se non quelle sui debiti di lui, ci facessero lì. Tutti gli elementi che compongono il puzzle di uno degli omicidi più crudi degli ultimi anni non hanno ancora trovato il giusto ordine, ma a distanza di un mese e mezzo alcune cose sono chiare. Il movente.

Gli investigatori della squadra mobile, diretti dal pm Elio Ramondini, parlano di traffico di droga, dalla mole sostanziosa, sulla tratta Milano-Santo Domingo. Anche se Max Spelta, imprenditore senza slanci fino alla morte del padre, poi solo tanti debiti, non doveva certo essere un criminale di grosso spessore; più probabilmente, insieme alla moglie, solo corriere di poca esperienza. La pista per fare gli importatori di droga, là a Santo Domingo, era stata aperta da Carolina, grazie alle sue conoscenze. Gli affari, invece, li concludeva il marito.

Ma qualcosa non è andata. Perché a Massimiliano i guadagni che si facevano da semplice corriere non bastavano: troppi i debiti da saldare (un buco in azienda da 2-3 milioni), una vita dispendiosa. Allora aveva pensato di sottrarre droga da quelle partite voluminose. Qualche etto, un chilo di cocaina, magari poi di tagliarne un po’ di quella pura e ricavarne più dosi. Un’iniziativa sua, un mercato parallelo, un giro più largo di nascosto da quelli con cui era in affari, per aumentare i suoi guadagni personali. Forse questo l’errore che lui e la moglie hanno pagato con la vita: il pensare con leggerezza di fregare i narcos.

La dinamica. Ad agire in via Muratori sarebbe stato un commando di 4-5 persone, tutte italiane. Due, a bordo di un grosso scooter, si sono occupate di far fuori Spelta e la moglie, stando attente a tenere fuori dalla linea di tiro la bambina, mentre le altre 2 o 3 hanno atteso in una strada attigua che si consumasse l’esecuzione. Due a bordo di un’auto col motore acceso e un altro a piedi. Subito dopo la sparatoria, i killer avrebbero lasciato lo scooter al complice a piedi e sarebbero saliti in macchina, ripartita a tutta velocità. I testimoni. Qualcuno di attendibile avrebbe sentito il commando pronunciare in italiano una frase riferita alla sparatoria. Il «giro» di Max e Carolina comunque, è già stato identificato per intero dagli investigatori: sono tutti sotto intercettazione.

Anna Giorgi