Milano, 16 ottobre 2012 - Un'occupazione blitz, di un quarto d'ora appena. Gli uffici dell'Aler di viale Romagna diventato teatro della protesta di un gruppo "speciale" di inquilini, quello del collettivo Lambretta che occupa le villette di via Apollodoro. Poco dopo le 15 una trentina di ragazzi (50 per Aler) ha fatto irruzione nella sede centrale dell'azienda di edilizia popolare, per poi dileguarsi all'arrivo della polizia. «Abbiamo voluto simbolicamente occupare la sede dell'Aler contro lo sgombero del collettivo - hanno spiegato i ragazzi - . Siamo andati per dire che noi non ce ne andiamo».

L'occupazione degli spazi di via Apollodoro da parte del collettivo proprio in questi giorni era stata al centro di uno scambio epistolare tra il responsabile comunale dell'Ufficio Relazioni con la Città, Paolo Limonta (che ha difeso l'esperienza del Lambretta , ora sotto sgombero) e il questore Luigi Savina. Quest'ultimo ha sottolineato che «le occupazioni sono illegali in quanto reato e sono una pratica politicamente sbagliata», e ha aggiunto che pur «comprendendo lo spirito propositivo» della missiva di Limonta e prendendo «atto dello sforzo fatto da questi giovani per recuperare gli spazi e del loro impegno nel quartiere, il fine giammai giustifica i mezzi e il loro operato nasce da un atto illegale». Per questo Savina chiede a Limonta di farsi interprete con gli occupanti «affinché lascino libere le strutture occupate evitando alla Questura interventi coattivi».

ALER: "AGGRESSIONI QUOTIDIANE" - Aler ha però diffuso attraverso una nota stampa la denuncia di «quotidiane aggressioni da parte dei cosiddetti centri sociali». »Dopo l'aggressione di domenica sera con il lancio di sacchi di spazzatura oggi abbiamo subito l'occupazione degli uffici di viale Romagna, da parte di oltre 50 aderenti ai gruppi del CASC (coordinamento autonomo studenti e collettivi). Da un volantino distribuito nel corso dell'occupazione, si legge la richiesta di revoca dello sgombero delle villette del quartiere Del Sarto».

Aler sottolinea che «il quartiere del Sarto non era e non è una zona in stato di degrado e abbandono e rappresenta uno dei pochi esempi di architettura di pregio dei primi del Novecento. Le caratteristiche immobiliari non lo rendono funzionale per l'edilizia pubblica», indirizzando perciò l'azienda a una vendita sul mercato per un valore di circa 10 milioni euro, che secondo Aler sarebbe però stato intaccato proprio «dalle situazioni di occupazione abusiva». Infine, sottolinea Aler, «non si può non evidenziare che tali edifici, costituiti da singole villette di dimensioni medio piccole, non rappresentano nemmeno la tipologia adeguata per spazi di aggregazione sociale».