Milano, 15 ottobre 2012 - Domenico Zambetti già tre anni fa ''in occasione delle consultazioni europee ed amministrative del 2009, aveva goduto, in campagne elettorali a favore di candidati del suo partito, dell'interessamento da parte di 'calabresi'''. Emerge da uno dei rapporti dei carabinieri e ora agli atti dell'inchiesta che ha portato in carcere tra gli altri proprio l'ex assessore regionale alla casa.

In una precedente indagine coordinata sempre dal pm della Dda milanese Giuseppe D'Amico, nel corso di alcune attività tecniche, emergevano rapporti tra l'esponente del Pdl ora in carcere e Vincenzo Vivaldo, fratello di Nicola Vivaldo, assassinato a Rho nel febbraio 2000 e "già inserito nella cosca calabrese dei Novella, operante nel territorio di Legnano e Bollate". 

Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che Vincenzo Vivaldo aveva organizzato assieme ad altri corregionali un ''aperitivo pre elettorale'' a Cinisello Balsamo al quale avevano partecipato 'un folto gruppo di persone' della zona. ''A tale appuntamento avrebbero partecipato elementi di spicco del panorama politico locale e nazionale'', tra cui anche Zambetti ''all'epoca assessore della Regione Lombardia al turismo e servizi''. ''L'impegno del Vivaldo in quell'occasione fu realmente significativo, tanto che lo stesso veniva 'premiato' con l'invito ad un'importante ed esclusiva cena pre elettorale'', avvenuta a Milano quattro giorni dopo all'interno del ristorante 'Gente di mare'. A tale cena, come testimoniano le foto scattate dagli investigatori aveva partecipato lo stesso Zambetti.

 

SMS LA SERA DELLE ELEZIONI - Un sms era stato inviato da Domenico Papalia - uomo che sembrerebbe legato al clan della 'ndrangheta dei Barbaro-Papalia - a Zambetti la sera del 29 marzo 2010 quando il politico Pdl era stato rieletto in consiglio regionale grazie, secondo l'accusa, a 4mila voti procurati dalla mafia calabrese. Il particolare emerge da un'informativa allegata agli atti dell'inchiesta della Dda di Milano. Per gli investigatori e' ''logico ipotizzare che l'argomento'' fosse ''il successo elettorale''. 

Nell'informativa allegata agli atti dell'inchiesta, i carabinieri annotano che ''l'esame del tabulato'' telefonico di Zambetti ''evidenziava una serie di contatti, precisamente 14 conversazioni e 8 sms tra il 25 dicembre 2009 e il 24 luglio 2010'' tra Zambetti e un'utenza ''intestata a Papalia Domenico".

 

UN MAFIOSO IN COMUNE - Il presunto boss della 'ndrangheta Eugenio Costantino, al centro dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Zambetti, potrebbe essere entrato anche negli uffici del Comune di Milano. Il risvolto
emerge dagli atti dell'indagine nei quali viene riportata una telefonata del sei maggio 2011 tra Costantino e Vincenzo Giudice, che gli si era presentato non come esponente delle cosche ma come l'avvocato Roberto Licomo (nome di fantasia). I due concordano di trovarsi in piazza della Scala. "Io ho l'ufficio lì - spiega Giudice, all'epoca consigliere comunale del Pdl - in via Marino". "Piazza della Scala va bene - dice Costantino - ma li in ufficio o...non so vabbè, ti chiamo quando sono arrivato'. "Io ho lì l'ufficio - afferma Giudice - poi magari ci beviamo un caffè giù al bar".