Milano, 10 dicembre 2012 - Alla Scala impazza il toto-nomina. È bastata la designazione di Stéphane Lissner a patron dell’Opéra di Parigi (dal settembre 2015) per far partire la corsa alla sua poltrona. Anzi, alle sue poltrone, visto che il manager francese ricopre sia la carica di sovrintendente che quella di direttore artistico. Ed è proprio questo uno dei fattori che influenzerà la decisione del Cda di via Filodrammatici, attesa, come anticipato dal presidente Giuliano Pisapia, entro la fine del 2013: la scelta cadrà su una figura capace di interpretare la doppia funzione o si preferirà una gestione "duale"?

Nella seconda ipotesi, il nome "caldo" è quello di Salvatore Nastasi, plenipotenziario del Mibac come direttore generale del settore «Spettacoli dal vivo»: in pratica, è lui che gestisce il Fondo unico per lo spettacolo (Fus). Funzionario navigato, capace di resistere in sella a tre cambi di ministri (Bondi, Galan, Ornaghi), nell’ambiente lo chiamano il «Rasputin della cultura». Ben piazzato sia a destra (Gianni Letta gli ha fatto da testimone di nozze) che a sinistra (in ottimi rapporti con Francesco Rutelli), ha risanato più di un ente lirico in tempesta, dal Petruzzelli di Bari all’Arena di Verona, senza dimenticare il San Carlo di Napoli.

In realtà, la carriera da commissario salva-conti potrebbe essere un limite: Nastasi è sempre arrivato nei teatri per salvarli dal crac — con licenza di tagliare spese e personale — non per gestirli nel lungo periodo. Alla Scala troverebbe uno sponsor d’eccezione (il vicepresidente Bruno Ermolli) e un amico di vecchia data, il capo del personale Marco Amoruso.

"Occhio, però: i candidati dati per favoriti all’inizio non arrivano quasi mai al rush finale", suggeriscono i ben informati. Il discorso vale anche per Francesca Colombo, numero uno del Maggio Fiorentino: il suo grande elettore è il presidente di MiTo, Francesco Micheli, ma la recente uscita del finanziere dal Cda (silurato da Ornaghi) la relega in seconda fila. Inoltre, Colombo non sarebbe una soluzione economica per le casse del Piermarini, visto che tra Firenze (circa 300 mila euro) e Milano-Torino (200 mila euro da coordinatore artistico «per tre settimane di programmazione», sottolinea qualcuno) mette insieme più di Lissner (450 mila euro) in un anno.

A sorpresa, potrebbe spuntare Sergio Escobar, attuale direttore del Piccolo Teatro: a suo favore giocano l’esperienza al Piermarini (assistente dell’ex sovrintendente Carlo Maria Badini), la tradizione (un passato al Comunale di Bologna come lo stesso Badini e Carlo Fontana) e i successi gestionali in largo Greppi (da anni in pareggio di bilancio); da non trascurare anche il fatto che il suo contratto al Piccolo scade tra undici mesi, giusto in tempo per rispondere «presente» all’eventuale chiamata.

Nel caso si optasse per la continuità, cioè per la figura del sovrintendente-direttore artistico, si dovrebbe giocoforza guardare oltre confine: oltre ai profili gettonati di Gerard Mortier e Alexander Pereira (che, però, prende percentuali sulle sponsorizzazioni e veleggia su cifre decisamente più elevate rispetto a quelle contestate a Lissner), possibili alternative sono Serge Dorny dell’Opéra di Lione e Peter De Caluwe, al vertice della Monnaie di Bruxelles. E il direttore musicale Daniel Barenboim? Via Lissner, anche lui saluterà Milano. Largo a Daniele Gatti, in netto vantaggio su Riccardo Chailly.

di Nicola Palma
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