di Luca Zorloni

Milano, 20 settembre 2012 - La chiesetta di San Gregorio in piazza Roserio, dal lato opposto all'ingresso dell'ospedale Sacco, da decenni non è più un bel vedere. Tre cartelloni pubblicitari giganteggiano sulla facciata distrutta, ma non nascondono il degrado e le erbacce che si sono impadroniti del tempio. Né gli «ospiti» indesiderati che approffitano del rudere come fosse una toilette a cielo aperto. La chiesetta non è abbandonata a sé stessa.

Ha un padrone, Arcangelo Giammundo, imparentato con i titolari della società che gestisce il parcheggio dell'ospedale. Il proprietario spiega di averla acquisita otto anni fa, inizialmente per rivenderla (come testimonia il cartello «Vendesi» che penzola da una parete), poi per trasformarla in un ristorante. Il progetto, che costerebbe circa 400mila euro, è rimasto sulla carta. Lungaggini burocratiche con la Soprintendenza dei beni culturali. Il 2012 potrebbe essere l'anno della svolta («Stiamo sbloccando la vicenda», commenta Giammundo), ma è presto perché i residenti cantino vittoria.

Ormai hanno fatto l'abitudine alle rovine. L'edicola che Giuseppina Cardillo gestisce da vent'anni confina con la chiesetta: «Il proprietario l'ha recintata con una rete, ma la tagliano di continuo. Fino a qualche settimana fa c'era una puzza insopportabile ed era pieno di topi». Salvatore Randelli, fruttivendolo della piazza: «Se non serve a nessuno, la smantellino». E Ugo Credda, barista: «Sarebbe bello se la recuperassero per Expo».

La chiesetta, sconsacrata, è una carcassa. Resistono i muri perimetrali, ma il tetto ha ceduto e sono scomparsi arredi sacri e decorazioni. Secondo documenti d'archivio San Gregorio risale al 1850. Nel quartiere circola voce che sotto il manto di erbacce e rovine ci siano le tombe di alcune suore. E un tunnel che porta dritto a Rho. Solo un restauro potrebbe ricostruire la vera storia di San Gregorio.

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