Milano, 18 settembre 2012 - Le voci si fanno sempre più insistenti. E concordanti. Ormai nei corridoi della Questura danno quasi per certa la partenza dell’attuale numero uno Alessandro Marangoni in direzione Roma: lo attenderebbe un incarico di prestigio al Dipartimento di pubblica sicurezza. Al suo posto, sostengono fonti qualificate, dovrebbe subentrare Luigi Savina, attuale questore di Cagliari. Niente di ufficiale, per carità.

Inutile chiedere conferme ai piani alti di via Fatebenefratelli, anche perché Marangoni sta seguendo in prima persona le indagini sul caso di via Muratori, il duplice omicidio in pieno centro che ha scosso la città e fatto scattare l’allarme sicurezza. Inoltre, l’eventuale annuncio arriverà solo dopo la riunione del Consiglio d’amministrazione per il personale della Polizia (che si terrà a breve), l’organo che prende in esame gli spostamenti dei funzionari sul territorio.

Eppure, il ritorno dell’ex capo della Mobile nel quadriennio 2000-2004 è dato come molto probabile. Tanto che il questore di Cagliari avrebbe già fatto un salto a Milano, nei giorni scorsi, per una sorta di sopralluogo pre-nomina. Il cambio della guardia tra Marangoni e Savina non sarebbe neanche una novità: i due si sono già passati il testimone nel 2008, quando il primo lasciò al secondo (in arrivo da Ferrara) il posto a Padova per assumere lo stesso incarico a Palermo. Dalla Sardegna tagliano corto: «Abbiamo sentito pure noi queste indiscrezioni — si limitano a dire dalla segreteria di Savina — ma per ora non c’è niente di ufficiale». I sindacati delle forze dell’ordine isolani non si sbilanciano: «Se ne parla da tempo, sì: si dice che sia in partenza, ma non si sa per quale destinazione».

In ogni caso, i rappresentanti dei dipendenti di polizia tengono a sottolineare la bontà del lavoro svolto finora dal questore insediatosi un anno fa: «È sempre disponibile al dialogo — fa sapere Alessandro Congiu, segretario generale provinciale di Ugl Polizia di Stato — e cerca di venire incontro il più possibile alle nostre rivendicazioni». I problemi sono gli stessi che affliggono quotidianamente via Fatebenefratelli: carenza di personale, tagli al comparto sicurezza, blocco del turnover. «Savina ha più volte richiesto al Ministero l’aumento dell’organico — continua Congiu — ma i suoi appelli sono rimasti inascoltati, non certo per colpa sua». In ogni caso, se dovesse arrivare a Milano, il poliziotto originario di Chieti porterebbe con sé un curriculum di tutto rispetto. Il suo percorso professionale inizia negli anni Ottanta, a Venezia: entra a far parte della Mobile lagunare, prima da dirigente della Omicidi poi da vice dirigente, proprio nel periodo in cui impera la banda del Brenta.

Nel 1989 lo mandano a combattere la mafia dei Corleonesi a Palermo (sezione Omicidi), poi il trasferimento a Pescara, quindi al Servizio centrale operativo (Sco) di Roma. Nel 1994 torna in Sicilia, tre anni dopo prende il comando a Napoli del Centro interprovinciale di Polizia criminale per la Campania e il Molise. Dopo una breve esperienza oltre confine come capo del contingente della Polizia di Stato in Albania, rientra nel 2000 come dirigente della Mobile di Milano, dove resta fino al settembre del 2004. Lì comincia la sua carriera da questore: Terni, Ferrara, Padova, Cagliari. E forse, tra qualche settimana, ancora Milano. Dove Savina, 58 anni, è rimasto per quattro anni, lasciando ottimi ricordi («Professionalità e umanità senza eguali») tra gli investigatori della Squadra mobile. Ci arrivò nel 2000 con i galloni (conquistati sul campo) di detective antimafia per eccellenza, l’uomo che aveva messo le manette ai polsi di Antonino Madonia, Giovanni e Vincenzo Brusca e Pietro Aglieri. Se ne andò in lacrime, salutando uno per uno i poliziotti che lo avevano affiancato. Ora potrebbe riabbracciarli da questore.

di Nicola Palma

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