Milano, 14 settembre 2012 — C’è chi nell’omicidio brutale di Massimiliano Spelta e della bella moglie Carolina trova collegamenti con altri fatti di sangue successi in passato a Milano. Certo, bisogna tornare un po’ indietro, agli anni Ottanta e Novanta e bisogna metterci l’esperienza di chi per anni ha lavorato come ispettore alla squadra mobile, alla omicidi, quando ancora la quarta sezione si occupava anche di prostituzione e sequestri di persona. E così gli investigatori insegnano che spesso le storie, o alcuni passaggi delle storie, soprattutto di quelle più tragiche, si ripetono in un linguaggio comune del malaffare, una sorta di codice di comportamento di criminali professionisti o non professionisti. Celeste Bruno, l’ex ispettore della mobile, oggi investigatore e scrittore, in questo duplice omicidio da Scarface ci vede la pista della droga, ma anche altro. In questi anni ha raccontato nei suoi libri, tre fino ad ora e il quarto uscirà a dicembre (Io ti sparo ed. Cicorivolta) le storie della Milano nera vista e vissuta da uno sbirro.

Che cosa ci può essere dietro un’esecuzione come quella di Spelta e della moglie dominicana?
«Gli investigatori parlano di droga ed è sicuramente una pista importante da seguire, ma penso ci sia anche altro».

Cioè?
«Sono stati trovati 47 grammi di cocaina e tremila euro, un quantitativo di droga, che potrebbe non essere la sola chiave di lettura di una vendetta così sanguinosa».

Lei che ipotesi fa?
«Se si tratta di droga, deve essere uno sgarro molto pesante. Cioè lui potrebbe essersi fregato una grossa partita di cocaina. Cosa da trafficanti ingenui».

Oppure?
«Oppure c’è qualcosa legato all’azienda liquidata, maturato in un contesto milanese. Cioè lui strozzato dai debiti potrebbe essersi messo in contatto con la criminalità organizzata, volontariamente, oppure potrebbe essere stato cercato da loro. A quel punto per guadagnare soldi si sarebbe messo in affari pochi puliti».

Perché uccidere anche la moglie?
«Perché magari anche lei sapeva e avrebbe potuto raccontare qualche segreto. Oppure, ancora, la moglie era stata legata, in passato, a qualcuno che le aveva confidato qualcosa di importante, ora lui veniva ricattato dalla coppia e allora erano diventati ingombranti».

Si dice che lui facesse frequenti viaggi a Santo Domingo stava per aprire una nuova attività.
«La patria della droga è la Colombia, o il Venezuela o il Messico. Bisogna controllare se nei viaggi che faceva, soprattutto quelli in cui era solo, si fermava a Santo Domingo o poi si spostava in questi altri Paesi. La Repubblica Dominicana è più terra di prostituzione».

Secondo lei i killer sono italiani?
«Non so, magari sudamericani, ma residenti in Italia, la vicenda comunque l’hanno gestita da qui. Sono due e forse con due pistole».

Perché ucciderli in un luogo così frequentato come via Muratori?
«Penso che avessero dato un appuntamento alla coppia. Una trappola e quando hanno visto che lei aveva la bambina in braccio, trattandosi di due professionisti che avevano avuto l’ordine di fare fuori entrambi, hanno dovuto uccidere prima lei».

Perché?
«Perché le urla della donna e magari il pianto della bambina avrebbero attirato troppa gente».

An.Gi.