di Nicola Palma

Milano, 10 settembre 2012 — «Non accetteremo né i licenziamenti né i tagli allo stipendio». Così i sindacati del San Raffaele apriranno l’assemblea generale di oggi. Per rassicurare i 3.104 lavoratori del comparto (infermieri, tecnici e operai), nel mirino di un piano di riorganizzazione che prevede l’imminente avvio di una procedura da 450 licenziamenti: un dipendente su sette rischia di restare a casa da qui a qualche mese. «Non ci sarà mai nessuna trattativa sulla riduzione del salario», precisano i delegati.

Insomma, quando, al termine dell’incontro di venerdì scorso, è stata tirata fuori la parola «sacrifici», il riferimento non era certo a una decurtazione della busta-paga base, quanto a un «congelamento», temporaneo e legato a dati certi sui numeri della crisi di via Olgettina, di alcune voci residuali dell’accordo aziendale del 2010. Ad esempio, il ragionamento delle Rsu, qualora i vertici dell’ospedale dimostrassero tabelle alla mano che la situazione finanziaria «è davvero grave come raccontano da settimane», si potrebbe pensare a una sospensione «a tempo» dei benefici economici assicurati dalla cosiddetta «fascia», cioè lo scatto d’anzianità previsto per inizio 2013 (60 euro al mese in più). Punto. Certo, anche i rappresentanti dei lavoratori non nascondono che tale rinuncia non basterebbe di certo a raggiungere l’obiettivo fissato dalla proprietà: risparmiare entro fine anno 29 milioni di euro alla voce «costo del personale», da sommare ai 36 recuperati dalla rinegoziazione dei contratti di fornitura e d’acquisto di beni e servizi.

Tutti nodi che verranno affrontati stamattina. Si preannuncia una riunione-fiume, con un piccolo cambio di programma: ci si ritroverà prima in aula San Luca, non sulla spianata dell’ospedale, dove i lavoratori si recheranno solo in un secondo momento. Come dire, smaltite le probabili tensioni, ci si potrà poi radunare compatti. Per tutta la mattinata, il San Raffaele andrà a scartamento ridotto: chiuse le sale operatorie fino a mezzogiorno, saranno garantite solo le urgenze e l’assistenza nei reparti di terapia intensiva.

L’assemblea di oggi è il preludio al vertice azienda-sindacati in calendario domani alle 10: in quella sede, le Rsu attendono una risposta dall’amministratore delegato Nicola Bedin sulla proposta di estendere gli eventuali «sacrifici» anche a medici e dirigenti della struttura assistenziale. Non basta. I sindacati rinnoveranno la richiesta di un piano di rilancio del centro clinico e informazioni più dettagliate sui conti. Difficile che si trovi la quadratura del cerchio, anche perché gli uomini di Giuseppe Rotelli — che ha acquisito l’ospedale a maggio per 405 milioni di euro — sono stati chiari: «Bisogna arrivare a quota 29 milioni, non c’è altra soluzione per risanare il passivo di bilancio e far ripartire la struttura».

Un calcolo che lascia poco spazio alle alternative. Tanto che i delegati stanno già preparando le mobilitazioni da mettere in atto in caso di via libera ai licenziamenti collettivi: è stata chiesta alla Questura l’autorizzazione per un presidio in piazza San Babila per sabato prossimo. E ancora, si pensa a una manifestazione di protesta davanti alla sede della Regione, da organizzare in concomitanza con una seduta dell’assemblea lombarda.

nicola.palma@ilgiorno.net