Milano, 4 settembre 2012 - Ma non dovevano pagare tutti per liberare l'Italia dal debito pubblico e per andare incontro al miraggio del pareggio di bilancio? Sbagliato. Perchè qualcuno scampa sempre. D'altronde siamo in Italia. E così una nuova beffa colpisce il cuore - ma soprattutto il portafoglio - degli onesti cittadini. A cui non bastano gli evasori fiscali e una classe politica mal direrita e mal digeribile.

Questa volta è l'Imu a gettare nello sconforto chi si sta preparando - calcolatrice in mano - a versare la seconda e la terza rata della nuova gabella introdotta da governo Monti sugli immobili (un gettito da venti miliardi di euro circa, mica bazzecole -. E in particolare quella che la Chiesa dovrebbe pagare allo Stato sugli immobili con fini commerciali. Il regolamento che avrebbe dovuto sancire l'equità fiscale tra un negozio che vende vestiti e un bar oratoriale che vende bibite e merendine è sparito in Parlamento. E non solo quello. Anche quello relativo alle nuove modalità di pagamento dell’imposta sugli immobili per fondazioni, partiti e in alcuni casi anche sindacati.

Eppure a fine febbraio scorso la Commissione Industria del Senato aveva approvato un emendamento al decreto Cresci-Italia che eliminava l’esenzione dell’Imposta municipale unica alla Chiesa Cattolica e a tutti gli enti commerciali, tra i quali associazioni, fondazioni e partiti, prospettando nuovi introiti annuali per le casse erariali fino a 2 miliardi. Come diceva Totò: "E io pago"...