Milano, 22 agosto 2012 - Caso filovie a Milano. Secondo i dati forniti dalla Cgil solo in questi primi 20 giorni di agosto i filobus sono stati costretti a rientrare in deposito prima del tempo per 360 volte. In media si sono quindi contati, solo per le vetture adibite a filovia, 18 rientri anticipati al giorno. Così suddivisi: 250 quelli registrati al deposito di via Novara e 110 quelli registrati al deposito di viale Molise dall’1 al 20 agosto.

Numeri dietro ai quali si nasconde una casistica variegata: dai rientri causati dai guasti, prima voce nella speciale hit, a quelli dovuti a incidenti stradali o ad atti vandalici ai danni delle stesse vetture. Numeri che non sembrano stupire i sindacalisti: «Un trend non insolito» dice Mauro Baroni, delegato Cgil.

A dare da lavorare alle officine sono sempre le stesse vetture, quelle dalla livrea verde e a motore ibrido, elettrico e a gasolio, prodotte dall’azienda belga Van Hool. Per capirsi, si tratta delle vetture che percorrono le linee 90-91-92-93, quelle più lunghe e frequentate in città, quelle della circonvallazione esterna. La flotta attualmente in servizio è costituita da 42 esemplari: 18 al deposito Novara e 24 al deposito Molise. Tutti immatricolati con numeri compresi tra il 700 e il 750 e dal costo «di almeno 300 mila euro ognuno».

I primi «Van Hool» arrivarono in città tra la fine del 2008 e la primavera del 2009, quando alla presidenza di Atm c’era Elio Catania, gli ultimi 20 sono arrivati tra giugno e luglio di quest’anno. Porte che non si aprono e non si chiudono, problemi di trazione, il motore di supporto (quello a gasolio) che fatica a rimanere su di giri quando si tratta di percorrere medie distanze: questi i problemi che hanno assillato i filobus in questi primi venti giorni di agosto. «Possibile che le vetture appena arrivate — dice Gaetano Sciortino, anch’egli delegato Rsu della Cgil — risentano dei problemi tipici del periodo di rodaggio».

Gioca poi un ruolo l’eccezionale cappa di caldo che fa boccheggiare la città. Ma c’è anche un problema di personale addetto alla manutenzione e in alcuni casi di reperimento dei pezzi di ricambio. Capita così che alcune vetture siano costrette a soste più lunghe del previsto nei depositi. Nel dettaglio, la responsabilità della manutenzione non è in capo ad Atm. L’azienda di Foro Bonaparte ha infatti firmato con Van Hool quel che si definisce un contratto «full service»: per sette anni la manutenzione dei mezzi spetta ai meccanici della ditta produttrice. «Atm non ha responsabilità in questo senso — spiega, ancora, Sciortino —. L’incombenza spetta al personale del costruttore». Il punto è che i meccanici della ditta produttrice in servizio nei depositi di Milano sono appena quattro: due al deposito di via Novara e altrettanti al deposito di viale Molise.

Atm ha affiancato loro squadre di supporto: in tutto circa 15 meccanici, divisi nei due depositi. Numeri che, come ovvio, vanno diminuendo ad agosto, periodo di ferie estive. Al di là del personale addetto alla manuntenzione, è la stessa ditta produttrice a dover curare l’approvigionamento dei ricambi dalla casa madre. Evidentemente bisogna fare di più. Ci sono vetture che in questi primi venti giorni di agosto sono entrate ed uscite dalle officine sempre per lo stesso motivo: «Le porte che restano bloccate senza che si possano né aprire né chiudere», solo per fare un esempio.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net