di Marinella Rossi

Milano, 15 agosto 2012 — Dove si vedono i boss, quelli del calibro di Pepè Flachi (quando in permesso premio) e di suo figlio Davide, per tranquille riunioni di ’ndrangheta? Fra la reception e una stanza defilata, quella del capo ufficio infermieri dell’ospedale Galeazzi. «Ci mettiamo chiusi su nell’ufficio di Angelo», diceva Davide al padre per un meeting con altro ’ndranghetista. E tutto ciò «nella sostanziale indifferenza (si spera dettata anche da ignoranza) dei vertici amministrativi politici, che anche dopo le recenti indagini non risulta abbiano assunto alcuna iniziativa».

A leggere la motivazione (149 pagine), con le quali il giudice dell’udienza preliminare Vincenzo Tutinelli il 12 marzo ha condannato in rito abbreviato a pene dai 14 ai 2 anni e 4 mesi (sconto di un terzo) 15 imputati appartenenti al clan Flachi di Bruzzano, pare che l’Ospedale Galeazzi sia, nella sostanziale acquiescenza, «ridotto a luogo d’incontro riservato al servizio della ’ndrangheta». Sarà che l’ospedale «si trova a Bruzzano, dove i Flachi sono padroni da decenni». Ma c’è pure che «la presenza di uomini di fiducia della mafia calabrese, all’interno delle strutture sanitarie lombarde, era emersa in modo netto nell’indagine “Valle”, in relazione al ricovero fittizio di don Ciccio Valle». E, scrive ancora il giudice, era emersa «in modo ancora più esteso, con l’arresto di Chiriaco, vertice Asl di Pavia», legato al boss Pino Neri.

Ora, però, questa sentenza-motivazione non affronta solo gli ormai noti affari dei Flachi a Milano e vicinato, e i loro legami con la ’ndrina dei De Stefano di Reggio Calabria e le famiglie Valle-Lampada: e cioè recupero crediti, estorsioni, smaltimento illecito di rifiuti, servizi di sicurezza e posteggi dei locali notturni, esercizi pubblici nelle stazioni dell’Mm, videopoker, movimento terra nei cantieri, spaccio di cocaina con tassa relativa sui pusher nelle zone controllate dalla ’ndrina. Ma la motivazione affronta anche la questione del “suolo” di un grande ospedale lombardo, dove Davide, grazie al capo-ufficio ricoveri P.R. e al capo infermieri A.M., ha «la disponibilità dei luoghi all’interno della struttura sanitaria», dove anche «vi organizza incontri sentimentali».

«Qui si ha un’ulteriore conferma del fatto che la presenza di personaggi “vicini” alla cosca, nei gangli amministrativi delle strutture sanitarie, permette ai boss di fare uso di queste strutture come cosa propria. Qui c’è un signore, responsabile dell’ufficio infermieri del Galeazzi, che mette a disposizione il proprio ufficio per un incontro tra un notissimo detenuto in permesso, il figlio e altri signori sconosciuti».

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