Milano, 12 agosto 2012 - Sarà il tribunale dei minori a processare Remi Nikolic, il giovane di origini nomadi che il 12 gennaio scorso ha ucciso il vigile Niccolò Savarino investendolo con un Suv. In questi giorni il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minori ha infatti notificato alle parti il decreto che dispone il giudizio immediato di Nikolic. È il decreto che chiude una volta per tutte la battaglia a colpi di perizie sull’età del ragazzo. Il gip ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla procura: il giovane sarà quindi processato a partire dal 5 febbraio 2013, giorno in cui è stata fissata la prima udienza.

Su Nikolic gravano sei capi di imputazione: dall’omicidio volontario aggravato perché commesso contro un agente di polizia giudiziaria fino all’omissione di soccorso nei confronti del passante al quale ha provocato un trauma contusivo guaribile in dieci giorni schiacciandogli il piede sinistro con la ruota del Suv, un Bmw X5.

L’investimento mortale avvenne in via Varè, zona Bovisa. Nell’interrogatorio cui è stato sottoposto il 27 gennaio scorso, subito dopo essere stato catturato in Ungheria, Nikolic ha ammesso tutto: «L’ho investito — ha detto al gip Giuseppe Vanore — ma non mi ero accorto che fosse davanti a me». Da quel giorno era iniziata anche la raccolta di perizie per capire l’età del giovane. Sempre davanti al gip il ragazzo aveva sostenuto di essere Remi Nikolic e di essere nato a Parigi nel maggio del 1994: minorenne. E proprio la sua minore età spiegherebbe il movente dell’omicidio, perché quel 12 gennaio il ragazzo si trovava alla guida del Bmw X5 senza patente. Alla vista dei vigili - questa la sua versione - avrebbe cercato di allontanarsi per evitare di essere controllato. Finendo col passare con l’auto sopra il piede di un passante e, a sua dire senza accorgersene, col travolgere Savarino.

Ma a distanza di quattro giorni dall’interrogatorio il gip aveva dovuto risolversi per la maggiore età di Nikolic: gli esiti di tre radiografie ossee confermavano infatti che Remi avesse più di diciotto anni. Una valutazione, questa, confermata, il 17 febbraio, anche dal Tribunale del Riesame. Poi, a oltre sei mesi dall’omicidio, ecco la svolta, ecco la certezza: alla procura viene inoltrato un dossier di una ventina di pagine con incluso un certificato di nascita rilasciato dalle autorità francesi nel quale si legge che Remi Nikolic è nato il 15 maggio del ’94 nel carcere di Parigi, perché lì si trovava sua madre. Nel frattempo il ragazzo era già stato trasferito da San Vittore al carcere minorile «Beccaria» e gli atti dell’inchiesta erano stati trasmessi proprio al tribunale minorile: la legge prevede infatti che in caso di dubbi sull’età della persona sottoposta a indagini, il fascicolo vada comunque trasmesso al tribunale per i minori, lasciando a quest’ultimo la facoltà di decidere o no per una perizia.

Ma a sciogliere ogni dubbio è stato il certificato di nascita arrivato dalla Francia. Nel caso fosse stato maggiorenne Nikolic avrebbe rischiato la condanna all’ergastolo. Oltre al giallo sull’età, il giallo sul nome dell’imputato, “titolare” di almeno tre nominativi diversi. Ma fu proprio il diretto interessato a far sapere al gip di chiamarsi «Remi Nikolic» e di aver usato il nome del fratello maggiore, Goico Jovanovic, quando sorpreso alla guida.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net