Milano, 13 luglio 2012 - E' iniziato il processo in Cassazione sul sequestro dell'ex imam di Milano, Abu Omar, avvenuto il 17 febbraio del 2003, che vede imputati gli ex vertici del Sismi, Niccolò Pollari e Marco Mancini, e 23 agenti della Cia. L'udienza si tiene di fronte alla quinta sezione penale e la sentenza è attesa per domani. La Cassazione dovrà decidere se confermare o meno il verdetto emesso il 15 dicembre 2010 dalla corte d'appello di Milano, che pronunciò il non doversi procedere per Pollari e Mancini per l'apposizione del segreto di Stato. In secondo grado, invece, sono state inasprite le condanne agli agenti Cia, comprese tra i 7 e i 9 anni di carcere. I giudici d'appello, poi, diminuirono la pena inflitta agli ex funzionari del Sismi Luciano Seno e Pio Pompa, passandola da 3 a 2 anni e 8 mesi di carcere.

Intanto, dagli Stati Uniti per la prima volta una ex agente della Cia si difende pubblicamente dalle accuse. E' Sabrina De Sousa, 56 anni, già condannata dalla giustizia italiana. La donna replica alle accuse in un'intervista al Washington Post e nega di aver avuto alcun ruolo nel rapimento di quel 17 febbraio, avvenuto nel corso di un'operazione congiunta fra servizi di intelligence Usa e italiani. Abu Omar venne trasferito in Egitto, dove venne torturato nell'ambito della pratica delle rendition (detenzioni illegali) adottata nella lotta al terrorismo.

Secondo i giudici la donna partecipò alla nella definizione del piano di rapimento, ma non vi prese parte. A differenza degli altri agenti, inoltre, lei ha rifiutato di rimanere anonima e nell'intervista, pubblicata alla vigilia della pronuncia della Cassazione, De Sousa ha ricordato che era un agente di basso livello, negando ogni ruolo nella rendition: "Io non posso alzare il telefono, chiamare Washington e dire: 'Hey, mandatemi un aereo!' Chi può ordinare un aereo come quello? Deve essere il Dipartimento della Difesa, il capo della Cia, il capo del dipartimento di Stato", ha sottolineato l'ex agente, dopo le dimissioni del 2009. Tuttavia, De Sousa si è rifiutata di dire se fosse a conoscenza dell'operazione.

De Sousa oggi è furiosa con la Cia e il Dipartimento di Stato per non averla protetta. Nel 2009 ha perso una causa intentata contro lo Stato per non aver invocato l'immunità diplomatica a sua favore e l'appello è ancora in corso: "Ufficialmente io ero un diplomatico, questo è tutto quello che posso dire. Ma quando diplomatici o militari corrono dei rischi, ti aspetti che il tuo governo ti aiuti". Nel 2008, la Cia le fece sapere che "attività di intelligence non sono coperte da immunità diplomatica".