Milano, 30 giugno 2012 - «A causa di ripetuti furti gli zingari possono entrare solamente in chiesa». È il messaggio affisso sui cancelli della parrocchia San Silvestro di via Lodovico il Moro 173 nel quartiere di Ronchetto sul Naviglio, estrema periferia al confine con Corsico, di fronte al Naviglio Grande. Ai rom è vietato girare liberamente per gli spazi dell’oratorio, in cortile e negli uffici. «Ordine» del parroco don Alberto Sacco, 76 anni, che a malincuore ha dovuto prendere la decisione drastica alcuni giorni fa, quando due donne nomadi hanno tentato di rubare gli zainetti dei bambini che frequentano l’oratorio estivo.

«La goccia che ha fatto traboccare il vaso», sottolinea il sacerdote. Oltre il Naviglio, nella strada parallela di fronte alla chiesa, la pista ciclabile era stata presa d’assalto per oltre un anno – manco a dirlo – da una banda di nomadi che aggrediva e derubava passanti e ciclisti. Un incubo per i residenti , finito solo quando i carabinieri della zona Barona hanno acciuffato quattro giovani romeni responsabili dei reati. Era la fine di febbraio. Ma i gruppi di zingari, a quanto pare, non hanno smesso di gravitare in zona, accampandosi in rifugi di fortuna in mezzo alla boscaglia tra l’Alzaia Naviglio Grande e la ferrovia e nell’area di piazza Tirana.

E’ un gioco da ragazzi oltrepassare il ponticello che porta in via Lodovico il Moro, dove si trovano abitazioni, negozi e anche la parrocchia di don Alberto. Più di una volta nel quartiere sono state trovate auto danneggiate e svaligiate; e puntualmente scatta la caccia agli abiti usati, raccolti dalla parrocchia in appositi contenitori. «E’ capitato spesso che i rom rubassero vestiti», racconta il prete. Lasciando ammassi di roba «non gradita» in giro, e disordine. A volte “portano via interi sacchi di indumenti, che noi siamo soliti distribuire al sabato. Ma su questi fatti abbiamo sempre chiuso un occhio», continua don Alberto.

La tolleranza, però, è finita quando sono stati presi di mira i suoi ragazzini. «Era un giorno come tanti, intorno alla metà di giugno – spiega – e poco dopo le 17 due donne nomadi sono entrate nel cortile dell’oratorio e hanno preso due zainetti, forse pensando di non essere viste. Invece alcuni adulti della parrocchia le avevano notate e si sono messi a inseguirle, riuscendo poi a recuperare il maltolto». Nulla di prezioso, «negli zaini c’erano solo libri di scuola», precisa il sacerdote, che ha «perdonato» le donne evitando di sporgere denuncia.

L’accaduto, però, lo ha mandato su tutte le furie: «Quando è troppo è troppo», spiega. Così ha appiccicato i cartelli: fuori dall’oratorio si legge che «a causa di ripetuti furti gli zingari non possono entrare». Il permesso ce l’hanno solo per accedere in chiesa a pregare. «Devo proteggere i bambini e i ragazzi che mi sono stati affidati, tutelando loro e i loro oggetti personali», aggiunge don Alberto. I ragazzini apprezzano. «Ma continuiamo a stare attenti», afferma un animatore. «In strada i nomadi continuano a chiedere l’elemosina e ci chiedono in prestito i cellulari per fare telefonate. A un mio amico, l’hanno scorso, il telefono l’hanno rubato».