di Luca Zorloni

Milano, 17 maggio 2012 - Nei due mesi in cui il "suo" Plastic è stato chiuso Sergio Tavelli, dj della storica discoteca milanese (dal 1980), non è riuscito a stare lontano dai piatti. È passato da quelli della consolle dell'ex locale di viale Umbria a quello del servizio da tavola della casa in montagna dello stilista Stefano Gabbana, dove si è ritirato per un weekend fuori porta. Poi Berlino, New York, ancora scampagnate. L'ozio è finito, domani si torna in pista. Il Killer Plastic 2.0 ha spento l'insegna al neon il 12 marzo, dopo 32 anni di onorato servizio per i nottambuli meneghini, e ora la riaccende in via Gargano 15, zona Ripamonti. I fan tirano un sospiro si sollievo e Sergio sfodera i suoi "piatti forti", quelli da dj, con cui dal 1997 firma la colonna sonora del sabato sera, un mix di pop italiano, hit da prime donne, rock e accenni trash pensato proprio per tirare l'alba.

Come sarà il nuovo Plastic?

"Non ci sono grandi differenze con quello precedente, abbiamo voluto mantenere la stessa atmosfera. È come se ci presentassimo dopo una ristrutturazione estiva".

Per l'appunto. Ero convinto avreste aperto a settembre. Avete bruciato i tempi invece...

"Tutto il contrario. In programma c'era un'inaugurazione in occasione del Salone del Mobile, quindi arriviamo in ritardo. Era tempo che dovevamo trasferirci: avevamo uno sfratto da viale Umbria e con gli altri soci (Lucio Nisi, Pinky Rossi e Nicola Guiducci, ndr) avevamo già preso via Gargano nel gennaio 2011. Ma solo a marzo ci siamo decisi per il trasloco, che è stato meno doloroso di quanto immaginassi".

Da quanto frequenti il Plastic?

"La prima volta avrò avuto 15 anni. Venivo a ballare da Sondrio a Milano con mia zia. Abituato alle discoteche di provincia, che facevano a gara a chi aveva le luci più belle, rimasi sorpreso da questo locale underground. Ma a mozzarmi il fiato fu scoprire che seduto sul divanetto a fianco a me c'era Prince".

E Madonna, Keith Haring, Grace Jones, Andy Warhol, Stefano Gabbana. Avete frequentatori importanti...

"Non sono celebrity addicted, non ci interessa che un cliente sia un personaggio ma che diventi un amico".

Però di vip affezionati ne annoverate. Forse è per questo che vi siete guadagnati la fama di snob? Circola voce che la selezione all'ingresso sia impossibile.

"Non tutti posso entrare per una questione di spazio, per cui privilegiamo i nostri habitués. E poi c'è una tipologia di clienti a cui noi non siamo interessati. Non è discriminazione, è giusto che un locale prenda la sua strada. Anche a me succede di essere rimbalzato".

Altro mito del Plastic: la trasgressione.

"La trasgressione non è divertirsi la notte, non è una donna che mostra il seno mentre balla. La trasgressione è mettere recinzioni là dove gli spazi devono essere aperti" .

Velata allusione alla giunta Moratti?

"Diciamo a De Corato".

L'amministrazione Pisapia è più attenta alle esigenze di chi gestisce locali?

"Il clubbing non viene considerato da nessuno come un circuito economico. A Berlino c'è turismo della notte, in Italia siamo legati al fatto che non vogliamo fastidio".

La tanto contestata movida del sabato sera a Milano...

"Ecco, noi siamo tutto il contrario di quello che cerca il milanese medio, quello che esce perché deve. Ha detto bene Lola Schnabel, (la figlia dell'artista americano Julian ndr): Plastic it's not about sitting there with a bottle of champagne, non è questione di stare seduti con una bottiglia di champagne".

luca.zorloni@ilgiorno.net

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