Milano, 3 maggio 2012 - Forse hanno nemmeno litigato. Lui, 65enne, ex sarto, in preda a una crisi depressiva ha accoltellato la moglie 62enne, ex infermiera. Quando la donna è stramazzata al suolo colpita dalle coltellate, il marito si è ucciso piantandosi la lama nel petto. Una tragedia della follia. Vittima Umberto e Matilde Passa. Un raptus forse causato dalle condizioni psichiche dell’uomo che negli ultimi tempi aveva dato segni allarmanti di disagio (era in cura). Tre anni fa aveva subito un intervento chirurgico al cuore. Aveva smesso di lavorare e non sopportava l’idea di abbandonare Milano per trasferirsi definitivamente a Brindisi, loro paese d’origine, dove era andata vivere invece la figlia.

Ma basta tutto questo per spiegare una strage? È sufficiente scoprirsi cardiopatico per accoltellare la compagna della propria vita? È sufficiente non volere lasciare la propria casa ed emigrare al Sud per togliersi la vita? Forse è troppo poco. Ma non c’è altro. Nell’omicidio-suicidio consumatosi ieri mattina in un trilocale di via Rizzoli, alla periferia della città, nessuno può trovare un movente convincente.

Il figlio Franco e la figlia Donatella, increduli e disperati, erano consapevoli che il padre negli ultimi mesi stava soffrendo. Uomo in gamba, gran lavoratore, forte e puntiglioso, si era ritrovato malato e rischiava di tagliare le sue radici. Che, paradossalmente, per un pugliese trapiantato a Milano non erano a Brindisi ma proprio in via Rizzoli, dove aveva abitato per 40 anni.

Ieri mattina ha impugnato un coltello da cucina e prima ha ucciso la moglie e poi è si è tolto la vita. A scoprire i cadaveri, il figlio che alle 15,30 ha chiamato i carabinieri. Non sembra esserci stata una lotta, forse la donna, riversa ai piedi del letto non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa le stesse accadendo. E lui, lucido, si è adagiato sulle lenzuola e si è ucciso con il medesimo coltello. In bagno quella maledetta confezione di antidepressivi da cui era diventato inseparabile. Ma nessuno, a parte i figli, si era mai accorto di nulla. Ai coinquilini appariva sempre lo stesso, loquace, gentile, per bene.
tino.fiammetta@ilgiorno.net