di Nicola Palma

Milano, 21 aprile 2012 — Amianto alla Scala, l’Asl vuole vederci chiaro. Le morti sospette iniziano ad essere troppe. Al triste elenco, che finora contava il siparista Enzo Mantovani, il vigile del fuoco Roberto Monzio e il falegname Antonio Palmisano, si è aggiunta anche la soprano Edith Martelli. Morta qualche tempo fa per mesotelioma, cancro che dottrina medica e sentenze giudiziarie hanno associato all’esposizione prolungata all’asbesto, il suo caso è stato inserito nel dossier Piermarini dell’Asl: acquisite le cartelle cliniche, i funzionari dovranno accertare se la patologia contratta dall’artista sia in qualche modo riconducibile al suo lavoro in via Filodrammatici.

Gli accertamenti sono appena cominciati («Siamo alla fase preliminare dell’indagine», fanno sapere da corso Italia), e prendono le mosse dagli esposti della Cub, che ha chiesto che i lavoratori del teatro vengano inseriti nel registro esposti ed ex esposti all’amianto: l’Asl si è già fatta consegnare dalla dirigenza scaligera tutta la documentazione necessaria per verificare se e in che modo i dipendenti siano venuti in contatto con l’amianto; da ricordare che il teatro è stato completamente bonificato solo tra il 2004 (anno in cui è iniziata la ristrutturazione) e il 2009 (decontaminazione della volta sopra la platea).

Sempre la Confederazione unitaria di base denuncia un altro decesso. Quello di Salvatore Palombi, che lavorava alla Scala dal 1989. Ecco l’elenco delle sue mansioni: prima nella cooperativa della squadra trasporti di via Caporizzuto e Figino, poi nei laboratori per movimentazione e trasporto scene alla Bovisa e montaggio spettacoli in teatro; infine, dopo il trasloco all’ex Ansaldo di via Bergognone datato 2011 dei laboratori, il suo lavoro si era svolto presso la portineria dello stabile. «Un altro caso di morte per amianto», attacca il sindacato.

L’Asl ci va molto cauta, anche perché Palombi aveva lavorato in precedenza per un’azienda milanese come spruzzatore di coibenti d’amianto: molto verosimilmente, è proprio lì che si è concretizzata l’esposizione più massiccia alla fibra killer. Che l’ha ucciso ai primi di aprile.