Milano, 8 aprile 2012 - Quattro prue coperte da tremila pannelli tridimensionali in alluminio che si stagliano nel cielo costituiscono il Belfast Titanic, museo creato per ricordare il centenaio del più tragico affondamento della storia: 1.517 le persone che morirono la notte del 15 aprile 1912 sulla nave, orgoglio dei cantieri di Belfast, costruita con un doppio scafo inchiodato con tre milioni di rivetti e ritenuta inaffondabile. Fatale lo scontro con un iceberg. Una tragedia che il memorial Belfast Titanic (inaugurato il 31 marzo) ricostruisce con effetti sonori e luminosi in 3D, pannelli, foto, documenti e cinquemila reperti (www.titanicbelfast.com). Sul Titanic non c’erano solo personaggi famosi come gli Astor e Benjamin Guggenheim, ma anche 40 italiani, di cui solo due sopravvissuti: lo scultore di Arcisate Emilio Portaluppi e una donna lucchese, Argene Genovese, che aspettava una bimba poi chiamata Salvata.
 

Dei 38 italiani affogati col miraggio di New York, 33 erano camerieri, i migliori sulla piazza, reclutati da Luigi Gatti di Montalto Pavese. Gatti è un ristoratore famoso a Londra e viene assunto dalla White Star Line per gestire il ristorante «A la carte» riservato ai vip dela traversata. È lui che sceglie i connazionali che lavoreranno nelle cucine e nella sala dove il clima della Belle Epoque regna sovrano.


Il suo corpo verrà ripescato nell’oceano: in tasca aveva un dollaro, poi spedito ai familiari, nel Pavese. «Mia madre - ha raccontato il pronipote Angelo Gatti - ha sempre tenuto quella banconota come una reliquia». Otto le vittime lombarde. Oltre al 36enne Gatti, c’era Ugo Banfi, 24 anni, di Caravaggio (dove una lapide ricorda il direttore di sala che parlava sette lingue). E poi un comasco, Giuseppe Peduzzi, 24 anni, il cui corpo non fu mai trovato. Nel cimitero di Schignano lo ricorda una lapide. E poi Giovanni Basilico, 27 anni di Ceriano Laghetto; Giulio Casali, 32 anni, Giovanni De Marsico, 20 anni e Francesco Celotti, 24 anni, tutti di Milano; e Italo Francesco Donati, 17 anni di Casalmaggiore.

 Nella sala del museo dove scorrono i nomi dei passeggeri si leggono anche quelli dei sopravvissuti (www.nitb.com). Vi compare anche quello di Emilio Portaluppi, 30 anni di Arcisate, che ha poi raccontato di essersi buttato in mare dopo aver scolato mezza bottiglia di cognac e di essere stato salvato dalla scialuppa su cui si trovava lady Madeleine Astor. Portaluppi viaggiava con gli Astor perché l’avevano assunto come scultore per abbellire il giardino della loro villa a Newsport, negli Usa. Portaluppi, morto ad Alassio nel 1974, ha ispirato Cameron nel suo film per il personaggio di Jack Dawson, interpretato da Di Caprio.

di Graziella Leporati