MIlano, 31 marzo 2012 - E’ stato lo stesso Emilio Fede, il giorno dopo il clamoroso licenziamento da direttore del Tg4, a far chiamare dalla sua segretaria il pubblico ministero Eugenio Fusco (titolare dello stralcio d’indagine che lo riguarda nel concorso in bancarotta fraudolenta della Lm Management di Lele Mora). Il giornalista chiedeva al pm un «incontro urgente». Urgenza che si è dissipata nel giro di 24 ore (il pm si è detto disponibile anche a mezzanotte), tanto che Fede intanto se ne è andato a Forte dei Marmi, anche tranquillizzato dall’improvvisa rassicurazione avuta in azienda di un suo più che decoroso spazio nel palinsesto futuro.

E’ l’antefatto che però ora gli porta un invito a comparire del sostituto procuratore, e appena notificato tramite i legali Nadia Alecci e Gaetano Pecorella, per il 2 aprile, di mattina, negli uffici della Procura. Si direbbe, più che per chiarire la pretesa urgenza poi rimangiata, per mettere un punto sul coinvolgimento di Fede nel crac dell’ex amico Mora: coinvolgimento dovuto al prestito erogato da Silvio Berlusconi all’agente di spettacolo, proprio per sanare il dissesto, e di cui Mora sostiene averne dovuto girare una cresta di un milione e 200 mila euro al giornalista (cosa che Fede ha sempre negato sostenendo di non aver ricevuto più di 300 mila euro).

E poi ci sono le ultime nuove: l’oscura vicenda della valigetta con due milioni e 500 mila euro che Fede stesso, o chi per lui, avrebbe tentato in dicembre di depositare in una banca svizzera, ricevendo l’inaspettato rifiuto dell’istituto di credito, data l’oscurità della provenienza del denaro. Per quanto la storia sia stata nettamente smentita dal diretto interessato, un’inchiesta è ora aperta alla Procura di Roma, dopo una segnalazione della Guardia di finanza a sua volta attivata da fonte anonima.

Tuttavia nella ricerca dei crediti dissipati dalla Lm management, e dagli inquirenti mai rintracciati (e fra questi anche i soldi ricevuti in regalo dal Cavaliere), i pubblici ministeri chiederanno a Mora ragione anche della vicenda svizzera. Nel crac della Lm infatti, Fede compare come unico indagato rimasto. Lele Mora, tuttora in carcere dal giugno 2011, per la sua bancarotta ha patteggiato 4 anni e 3 mesi.
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