Milano, 23 marzo 2012 - I soldi di una finta consulenza pagata 500mila euro  dal San Raffaele sarebbero finiti su un conto estero di ''Antonio Simone'', ex assessore regionale lombardo alla Sanita' e persona vicina a Cl.  Si tratta di quanto ha detto, in un interrogatorio depositato con la chiusura di una 'tranche' dell'inchiesta dei pm di Milano, Giancarlo Grenci, indagato e fiduciario dell'uomo d'affari Pierangelo Daccò.

 

"UNA RETE DI SOCIETA' PER DACCO'- Grenci in un interrogatorio reso il 5 dicembre scorso, ha ricostruito la 'rete' di societa' estere di Dacco', il quale, secondo l'accusa, avrebbe fatto sparire i fondi neri creati attraverso le sovraffatturazioni dei costi a carico dell'ospedale.  Nel verbale il 'braccio destro' di Daccò parla della società ''Harman'' che ''fu costituita nel 2007 per svolgere consulenze in favore della Fondazione San Raffaele, in Italia ed all'estero''. In realtà, ha spiegato ai pm, ''l'unica fattura fu quella di 510 mila euro di cui mi avete detto. Quasi tutto di questo importo (500 mila euro) Harman l'ha girato ad Euro Worlwide.

Mi si chiede se questi soldi siano finiti ad Antonio Simone e, ripensandoci, mi ricordo che Dacco' ci indico' di trsferire quella somma su un conto nominativo di Antonio Simone'', che è stato assessore regionale lombardo alla Sanità nei primi anni '90. Grenci fornisce ai magistrati ''gli estremi del conto corrente di Simone sul quale è stato effettuato il bonifico'', conto ''acceso presso la Hvb di Praga''. Grenci ha chiarito anche, in un altro passaggio del verbale, che ''i due, Simone e Daccò, hanno una serie di affari all'interno dei quali'' avrebbero ''stabilito che a Daccò andasse l'usufrutto'' di una ''villa'' in Sardegna, a Olbia. E poi l'elenco di una serie di societa' e ''iniziative'' che 'legano' ''Daccò e Simone''

 

"AVEVA 20 SOCIETA'" - Come risulta da un interrogatorio dello scorso 22 dicembre, Giancarlo Grenci  ha messo a disposizione dei magistrati ''documentazione'' riguardo le ''operazioni finanziarie'' delle ''societa' e conti personali riconducibili a Pierangelo Dacco'''. In particolare un ''faldone'' con le carte su 11 societa' e un secondo con i documenti su 9 societa'. In piu' anche documentazione su ''operazioni finanziarie'' di 6 ''societa' e conti personali riconducibili ad Antonio Simone'', ex assessore alla Sanita' in Lombardia nei primi anni '90 e persona molto vicina a Comunione e Liberazione. 

 

IL NOME DI 'SIMONE' ERA GIA' EMERSO - In un interrogatorio di Stefania Galli, la segretaria di Cal, dello scorso 3 settembre, il nome di Simone era già emerso. Galli aveva parlato di un ''viaggio in Brasile a cui hanno preso parte anche il dott. Cal'' e altre persone, tra cui l'ex assessore alla Sanita' della Regione Lombardia, Antonio Simone. Galli riferisce che l'ex assessore e Daccò accompagnarono Cal e un'altra persona ''al fine di vedere le fazende della VDS e combinare un incontro con rappresentanti di Comunione e Liberazione per valutare la possibile vendita delle attivita' in argomento''

 

"DEGENNARO PORTO' SOLDI IN VALIGIA" - Spunta il nome dei Degennaro, arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari, nelle carte dell'inchiesta della procura di Milano sul dissesto del San Raffaele, chiusa nei giorni scorsi. Uno degli indagati dai pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta, in un interrogatorio ha riferito di aver visto uno dei Degennaro portare soldi in una valigia a Mario Cal, vicepresidente del San Raffaele, morto suicida nel luglio 2011. I costruttori Daniele e Gerardo Degennaro, titolari della società Dec, sono stati arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari.  "Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi quando ha dichiarato di avere
visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni
". E' quanto ha dichiarato l'ex direttore finanziario Mario Valsecchi in un interrogatorio reso davanti ai magistrati. Valsecchi è uno dei sette indagati che nei giorni scorsi hanno ricevuto un avviso di chiusura indagini relativo a una prima tranche dell'inchiesta sul dissesto finanziario del San Raffaele.  Mario Valsecchi, inoltre, risulta indagato anche in un altro filone di inchiesta ancora aperto.

 

IL PARCHEGGIO DELL'OSPEDALE - Dagli atti dell'inchiesta barese sugli appalti che il 13 marzo scorso ha portato all'arresto di Daniele e Gerardo Degennaro emerge che la Dec ha realizzato il parcheggio interrato dell'ospedale San Raffaele di Milano. Una volta costruito, il parcheggio doveva essere venduto. Il prezzo iniziale era 41 milioni di euro, proposto poi ai possibili compratori a 45-46 milioni di euro. Nei 132 faldoni dell'inchiesta barese vi sono le telefonate intercorse tra il 2007 e il 2008 tra Daniele Degennaro e tale 'Amedeo', che fanno riferimento alle trattative in corso tra i Degennaro e la Saba Italia spa per la vendita dei parcheggi realizzati e realizzandi. Il prezzo del parcheggio San Raffaele non era piu' di 41 milioni di euro ma di 45/46 milioni, proprio in virtu' del fatto che il parcheggio che aveva problemi era quello di piazza Giulio Cesare'', a Bari.

''Del resto, i potenziali acquirenti, a dire di Degennaro - annotano gli investigatori - erano ben consci di pagare un prezzo inferiore per il parcheggio di San Raffaele per tre o quattro milioni di euro rispetto al suo valore effettivo ed un prezzo superiore, per la stessa cifra, per il parcheggio di Piazza Giulio Cesare''. ''A tal proposito Daniele Degennaro - e' scritto negli atti - diceva testualmente ad Amedeo: 'Cioe', c'e' un problema che io mi voglio togliere davanti alle palle Giulio Cesare ed insieme a Giulio Cesare mi tolgo il San Raffaele. Punto! Questo e' il concetto. E' chiaro che chi viene a comprare, sa che sul San Raffaele sta dando 4 milioni in meno, o 3 milioni in meno, e su Giulio Cesare sta dando 3 milioni o 4 milioni in piu'. Ho finito'''.