Milano, 16 marzo 2012 - «Non è bello fare storia in mezzo ai blindati, preferisco i libri». Il giovane storico Andrea Giacobazzi è l’autore del libro “Il Fez e la Kippah”, al centro delle polemiche negli ultimi giorni. «Perché testimonio una realtà scomoda: i rapporti che negli anni ’30 erano intercorsi tra funzionari ebrei e membri della destra del movimento sionista e regime fascista». La scorsa settimana la comunità ebraica milanese era insorta, con accuse di razzismo, contro l’apparizione nell’atrio della Cattolica di manifesti di promozione della presentazione del libro durante il convegno “Nazismo, sionismo e altri totalitarismi: alleanze taciute e verità scomode”, sabato 17 marzo all’Admiral Hotel. Il convegno dovrà ricevere il nulla osta della questura, dopo alcuni messaggi minacciosi apparsi su internet verso l’autore del libro. «Io conto di farla». Intanto i manifesti sono stati rimossi.

 

I detrattori nei giorni scorsi hanno parlato di libro antisemita. Invece?

“Fez e Kippah” è una raccolta di 150 documenti provenienti dall’archivio Affari Esteri, sui rapporti intercorsi tra mondo ebraico o sionista e fascismo.

 

Cosa emerge da questi documenti?

Tra questi due mondi risulta una serie di coappartenenze, di progetti e attenzioni comuni. La dirigenza delle comunità ebraiche in Italia fu molto disponibile verso il fascismo. Basti pensare che presso la scuola marittima di Civitavecchia nacque e fu addestrato uno de nuclei della futura marina israeliana. Non dimentichiamo che l’antisemitismo in Italia ufficialmente cominciò nel 1938.

 

Come si spiega le reazioni e le accuse di razzismo?

Si spiegano perché c’è un impianto propagandistico, “agiografico”, che se toccato rischia di crollare. Il fascismo dopo 70 anni viene visto ancora come il male assoluto. Se si ammettesse che gli ebrei, le vittime, hanno avuto un contatto col carnefice, la logica del male assoluto crollerebbe. Se si studiano questi rapporti, viene scalfito uno dei miti, una delle impostazioni chiave su cui si regge certo tipo di agiografia e propaganda dello Stato israeliano. Anche nelle altre nazioni che scelsero politiche antisemite prima dell’Italia non è stato raro trovare punti di convergenza tra i regimi politici e il movimento sionista.

 

È un argomento tabù?

Tabù no, perché già Renzo De Felice se ne era occupato. Diciamo delicato. Perché si mettono insieme due movimenti considerati agli antipodi. Per quelli che hanno chiesto la rimozione dei manifesti è sicuramente un argomento tabù.

 

Eppure i manifesti in Cattolica sono stati rimossi.

 Uno dei motivi dello “scandalo”: a promuovere il convegno in Cattolica è il gruppo studentesco della Comunità antagonista padana, che nel loro sito si dicono contrari alle «pulsioni pseudo universalistiche del nuovo Ordine americano e delle sue sporche guerre omicide al servizio di Israele» e in una lettera ad Ahmadinejad parlavano di «sudditanza del mondo politico europeo nei confronti» del «sottile potere lobbystico che domina il mondo d’oggi», riferendosi allo stato ebraico.

Di questo non posso rispondere io, visto che non sono mai stato iscritto al loro gruppo e non sono nemmeno indipendentista. Posso dire solo che conosco bene alcuni di questi ragazzi, che mi hanno dato una mano alla realizzazione del convegno. Ho buoni rapporti con loro e penso si sia approfittato dell’occasione per demonizzarli. Vorrei ricordare che i manifesti sono stati rimossi non per un ordine dall’alto, ma di comune accordo tra università e studenti. A far scalpore è stata anche la scelta della raffigurazione di copertina: Mussolini che ascolta suggerimenti dal “diavolo”, caricatura di un Ebreo, come si usava nelle illustrazioni antisemite di quell’epoca.

 

La polemica è stata strumentale.

Ci si è focalizzati solo sulla copertina, anche perché nessuno dei detrattori ha letto il libro, uscito da pochi giorni. La raffigurazione è un documento storico riportato anche da De Felice in un suo libro. E ci sono copertine più taglienti della mia. Prendete “La difesa della razza” di Valentina Pisanty, con prefazione di Umberto Eco. In copertina un pugnale taglia la faccia di un “ebreo” da quella di un “ariano”. Nessuno ha fatto polemica. L’avessi scelta io, sarebbe stato un crimine.

 

Solo documenti, quindi, nessuna teoria antisemita.

Il mio non è un pamphlet antisemita, come si è voluto far credere. Anzi, fino a una settimana fa, i miei principali contestatori erano i nostalgici del mussolinismo più intransigente. Mi hanno accusato di essere antifascista. Ho ricevuto anche minacce pesanti.

 

Sabato il convegno si farà, dopo tutte queste polemiche?

Lo faremo, nonostante una mattina mi sia svegliato con un deputato che chiedeva l’applicazione della legge Mancino contro di me. Una legge che può prevedere l’arresto. Ho già presentato il libro a Rimini e non ci sono stati problemi. Anzi è stata un’occasione di confronto. Ma l’anno scorso a Reggio Emilia ci vollero due blindati e due gazzelle per garantirmi la sicurezza. Per Milano sarà la Questura a dare il nulla osta. Non è bello far storia in mezzo ai blindati. Preferisco i libri. Così però diventa difficile far ricerca storica.

di Luca Salvi